Pietre miliari: Police - Reggatta de Blanc

La storia dei Police è stata attraversata da alti e bassi straordinari, da picchi creativi e fortissime concessioni al mercato, da guizzi d’ingegno inarrivabili e pretenziose elucubrazioni spesso prive di spessore. È difficile, però, scordare il micidiale reggae-rock impastato di pop che i Police hanno saputo realizzare nei momenti di massima ispirazione, dando vita ad una formula musicale nuova e soprattutto innovativa. Nella struttura essenziale di basso, chitarra e batteria, Sting, Andy Summers e Stewart Copeland hanno costruito le fondamenta di un suono destinato a restare nella memoria collettiva del rock. “Reggatta de Blanc”, uscito nel 1979, si può considerare il disco manifesto di “quel” suono, il lavoro che rivelò al mondo intero il valore della band inglese. Basta ascoltare un brano come Message In A Bottle: l’alternanza tra battere e levare di Stewart Copeland trascina il pezzo, con una serie di ingegnose rullate di raccordo, il basso di Sting sostiene implacabile mentre la chitarra di Summers ricama per tutto il tempo, dando respiro ora con fraseggi, ora con accordi trattati col wha wha, ora con brevi assoli distorti quanto basta.

Il resto lo fa il testo scritto da Sting, un vero e proprio grido di aiuto: “Appena naufragato / Su un’isola deserta / Un altro giorno solitario / Con nessuno al di fuori di me / Più solitudine / Di quanto un uomo possa sopportare / Salvatemi prima che cada nella disperazione / Manderò un SOS al mondo intero / Manderò un SOS al mondo intero /Spero che qualcuno trovi il mio / Spero che qualcuno trovi il mio / Spero che qualcuno trovi il mio / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / È passato un anno da quando ho scritto il messaggio / Ma avrei dovuto saperlo fin dall’inizio / Solo la speranza può sostenermi / L’amore può aggiustarti la vita / Ma può anche spezzarti il cuore / Manderò un SOS al mondo intero / Manderò un SOS al mondo intero / Spero che qualcuno trovi il mio / Spero che qualcuno trovi il mio / Spero che qualcuno trovi il mio / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / Uscendo stamattina / Non credevo a quello che vedevo /Cento milioni di bottiglie trascinate a riva / Sembra che io non sia l’unico ad essere solo / Cento milioni di naufraghi che cercano casa/ Manderò un SOS al mondo intero / Manderò un SOS al mondo intero / Spero che qualcuno trovi il mio / Spero che qualcuno trovi il mio / Spero che qualcuno trovi il mio / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / Messaggio nella bottiglia / Sto spedendo un SOS / Sto spedendo un SOS / Sto spedendo un SOS…”.

Ma anche le altre canzoni dell’album, da un punto di vista qualitativo, non sono da meno. Pezzi come It’s Alright For You, la cui valenza espressiva si concentra in un utilizzo della voce che ha un sapore beatlesiano e in una geniale varietà di combinazioni dei tre accordi base; o come Bring On The Night, i cui elementi distintivi risiedono nella commistione di rock, flamenco e reggae e, per quanto riguarda l’uso della chitarra, in un “delirio” di arpeggi, di riverberi e in un effetto che sembra suggerire le dinamiche del volo. E si potrebbe continuare ancora a lungo, ponendo l’accento sulla consapevolezza armonica e ritmica che emerge da ogni brano dei Police, sulla loro capacità di esaltare l’arte del ritornello e del “gancio” o sulle qualità d’interprete di Sting (dotato di un falsetto naturale che gli ha sempre consentito di raggiungere tonalità elevate, inavvicinabili da molti suoi colleghi...). Ma forse è meglio, alla fine, lasciare spazio a queste illuminanti parole di Carlo Moretti, giornalista e critico musicale: “In ‘Reggatta de Blanc’ possiamo trovare quello che è un vero e proprio manifesto per il nuovo reggae, Walking On The Moon. All’epoca, chi osava certe contaminazioni veniva criticato aspramente: Sting e compagni dovettero giustificarsi in una conferenza stampa dall’accusa di aver rubato le idee agli artisti reggae. ‘Sì, abbiamo preso energia dal reggae, ma gliene abbiamo anche data”, risposero. Come dimostrava il sincronismo di alcune canzoni presenti nell’album che anticipava fasi più adulte; perché per i Police, in brani come Reggatta De Blanc e Deathwish, non si trattava semplicemente di andare a tempo: si trattava di aggiungere al ritmo base vie di fuga sempre nuove, possibili, per ricondurle poi nel seminato, in un processo accumulativo unico, inedito, insuperato”.

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