Per come è stato trattato Kristian Gianfreda, mi è arrivato un segnale poco bello: sull’argomento primarie del PD è meglio si esprima qualcuno che in politica non abbia nulla da perdere.
Quindi ci troviamo nella classica situazione in cui si alza a parlare colui che lancia sentenza pur permettendo di capirne poco o nulla.
È l’effetto Dunning Kruger, per cui le competenze per insegnare una materia sono le stesse che servono per impararle.
Ovvero: appena qualcuno ha compreso un concetto, è pronto a mettersi in cattedra con spregiudicata e inopportuna autorevolezza.
E quindi, eccomi qua, su queste autorevoli pagine.
Il PD a Rimini si è incartato.
E se al bar dobbiamo dare la colpa a qualcuno, al muro non dobbiamo certo mettere Jamil.
Secondo me il pallino dovrebbe prenderlo in mano Filippo Sacchetti.
Sia lui che Emma possono capitalizzare una grande opportunità: le dimissioni di Zingaretti.
Il passo indietro di Emma, a fronte di richiesta ufficiale di Sacchetti, avrebbe il sapore non di una ritirata, ma di un gesto consapevole di responsabilità in un momento delicato del partito.
A me non frega nulla se questa proposta non può aver senso nel contesto delle dinamiche interne del PD.
Questa vicenda del candidato è andata ben oltre le mura dei circoli di partito o dei think tank cittadini.
Questo è da settimane argomento tra i cittadini mentre fanno la spesa, disposti ad abbassarsi la mascherina pur di poter esprimere meglio il proprio disappunto, o la propria battuta ironica.
Ormai fa fede “quello che è passato alla gente” e non quello che la schermaglia politica sottintende.
L’eventuale non passo indietro di Emma dovrebbe però poi corrispondere al sacrificio di Sacchetti: credo che Filippo non vorrai mai essere ricordato come quel Segretario trentenne che non è riuscito a capitalizzare il fortunato doppio mandato di Gnassi, attraverso la scelta di un candidato (Jamil) che meglio di tutti può offrire la percezione di quella continuità che è l’unica arma vincente di una sinistra che purtroppo non può più fare appello esclusivamente alla propria identità, in parte persa, in parte martoriata, in parte non ben comunicata.
Emma è seria, professionale, preparata e poi sa cosa vuol dire pensare qualcosa di sinistra. Però… Dai, non ho voglia di ripetere le motivazioni, già da tanti espresse e masticate, sul perché non è la candidata ideale per impugnare l’arma strategica della continuità.
Sono consapevole che la mia è una proposta immatura e culturalmente “impreparata”.
La cosa strana è che sono al momento proprio gli stessi giudizi che rivolgo io per la compagine politica a cui darò, comunque vada, il mio voto.
Quindi in soldoni: Filippo esci allo scoperto, Emma fai il passo indietro, Jamil ricuci i danni, Andrea tutela Emma.
E così mettiamo Rimini al primo posto nei pensieri di chi ci dovrà governare.