Piccole e medie imprese in forte crisi di liquidità

Fino ad ora le piccole e medie imprese romagnole hanno stretto la cinghia, cercando di assorbire i costi crescenti e provando a scaricarne una parte, per quanto possibile, sull’anello della catena subito seguente al loro, ognuna a seconda del proprio settore di riferimento. Ma quando si è arrivati all’ultimo buco della cintura, stringere ancora vuol dire rimanere senza respiro ed è quello che sta accadendo dopo sei mesi di un 2022 denso di criticità. Proprio nei giorni scorsi è stato pubblicato il nuovo “European Payment Report”, indagine condotta a livello globale da Intrum e che ha coinvolto 29 Paesi del mondo, tra cui l’Italia con 800 sue aziende partecipanti. Ciò che è emerso in maniera rilevante dall’analisi è un numero. Anzi, una percentuale: 53%, ed è esattamente la quantità di Pmi del territorio nazionale che, a causa della complessa fase economica che stanno attraversando, prevede difficoltà nel pagamento dei propri fornitori da qui alla fine dell’anno.

Costruzioni in crisi

I risultati dell’analisi composta dello European Payment Report, in parte, sono confermati anche dagli studi che Cna ha effettuato nelle scorse settimane su tutto il territorio nazionale, con un focus particolare sul settore delle piccole e medie imprese del ramo costruzioni. Stiamo parlando di un segmento economico sul quale, oltre all’inflazione generalizzata e ai tempi dilatati negli approvvigionamenti, oggi sta pesando anche il sostanziale blocco arrivato dalle banche sulla cessione dei crediti per i bonus edilizi. Una commistione che ha generato una crisi di liquidità grave e di difficile gestione, in seguito alla quale le aziende di Rimini stanno iniziando a far sventolare bandiera bianca.

Il campione riminese, esemplificativo del resto della Romagna, ha risposto in questo modo alle domande che gli ha posto l’associazione di categoria sulle previsioni in materia di ritardo nei pagamenti. Partendo dalle imposte e tasse, il 17% ha dichiarato che pagherà sicuramente in ritardo, mentre il 44,5% lo ha messo nei conti, ma non è ancora sicuro. Parlando invece di ritardi nell’ottemperare ai contributi, il 12% ha risposto affermativo e il 39% che succederà a stretto giro. Si arriva poi al tasto dolente dei fornitori, dove la quota di coloro che assicura un ritardo è addirittura del 38,6%, a cui si affianca un altro 33,6 che lo prevede a breve. Nota negativa anche sul tema salari e stipendi, perché supera il 37% la quota delle aziende delle costruzioni che ha già messo in conto ritardi o che, comunque, ne prevede entro la fine dell’anno in corso. Infine, si arriva alle bollette, dove i ritardi già confermati sono del 12,2% e quelli in previsione del 31,6%.

Nodo banche

«Che il problema liquidità all’interno delle aziende esista è fuori di dubbio» taglia corto Massimo Mazzavillani, direttore di Cna Ravenna. «Fortunatamente – aggiunge però – la bomba non è ancora del tutto esplosa». Il vero giro di boa per capire quale direzione prenderà il mondo della piccola e media impresa romagnola si terrà alla fine di luglio, quando scadranno i pagamenti delle imposte e si traccerà una linea su chi è riuscito a farvi fronte e chi, invece, ha dovuto mettere in conto delle dilazioni negli obblighi ai quali deve ottemperare. In attesa di capire questo, Mazzavillani però lancia una proposta: «In un momento come questo – dice –, sarebbe importante che venissero destinate risorse pubbliche da Regioni e Stato per facilitare l’accesso al credito delle imprese. Esattamente come avvenne all’inizio della pandemia, perché gli istituti di credito al momento sono chiusi. Anzi, ad alcuni stanno chiedendo di ristrutturare le proprie posizioni».

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