Pianeta: la sesta estinzione di massa

Editoriali

Un errore che spesso commettiamo, e che è del tutto comprensibile, è quello di vedere la storia del nostro pianeta solo in riferimento alla nostra specie. Come se tutto, in qualche modo, girasse intorno a noi. Non è così ovviamente. La Terra ha 5 miliardi di anni, e noi siamo arrivati proprio alla fine. L’Homo sapiens, la nostra specie, ha infatti più o meno 300.000 anni, mentre l’uomo con le fattezze “moderne” è apparso in Africa più o meno 70.000 anni fa.

La Terra prima di noi ha avuto la sua lunga, meravigliosa, storia di evoluzioni, scomparse, sconvolgimenti e mutamenti (come l’avrà anche dopo di noi).

Fra questi grandi sconvolgimenti molto celebri, per la loro estensione, sono le estinzioni di massa. Cioè momenti in cui un’enorme parte delle specie viventi, per motivi diversi, è scomparsa. La più famosa è l’ultima, la quinta, avvenuta circa 65 milioni di anni fa quando, probabilmente a causa dell’impatto di un grande meteorite, il 76% delle specie viventi si estinse, compresi tutti i dinosauri.

Perché questa premessa? Per far capire, per quanto possibile, in quale particolare momento della storia del pianeta noi stiamo vivendo. Noi infatti siamo testimoni, in diretta, di quella che con ogni probabilità, è la sesta estinzione di massa. E non ne siamo solo testimoni, per la verità, ma ne siamo la causa. La sesta estinzione è infatti senz’altro dovuta all’impatto dell’uomo su tutte le risorse naturali e gli ecosistemi terrestri. I numeri sono spaventosamente chiari. Senza invertire il trend, entro questo secolo, perderemo il 75% delle specie viventi. Secondo un report pubblicato ad inizio anno dal WWF, dal 1970 al 2014 le popolazione di animali selvatici sono diminuite del 60%: un tracollo.

Ma tutti i numeri nella loro agghiacciante verità sono in un report pubblicato dalle Nazioni Unite. Il 75% degli ecosistemi terrestri e il 66% di quelli marini sono “severamente alterati” dall’uomo. Dal 1700 ad oggi abbiamo cancellato più dell’85% delle aree umide, veri e propri scrigni di biodiversità. Il tasso di estinzione attuale può essere da decine a centinaia di volte più veloce di quello “naturale” stimato negli ultimi 10 milioni di anni. Questo conduce ad avere, attualmente, ben un milione di specie a rischio estinzione. Più di 500.000 specie terrestri vivono in habitat diventati ormai troppo ridotti per permettere loro di sopravvivere nel lungo termine. In mare, un terzo dei coralli, degli squali e dei mammiferi marini, rischia di scomparire. E si potrebbe andare avanti.

Sono i numeri chiarissimi di una specie che, grazie alle sua caratteristiche evolutive, ha preso il sopravvento su tutto il pianeta, e lo sta piegando alle sue esigenze. Il problema è che la nostra stessa sopravvivenza è strettamente legata agli stessi ecosistemi naturali che stiamo distruggendo. Insomma, stiamo segando il ramo su cui stiamo seduti. Eh sì, perché alla luce di tutto ciò qualcuno potrebbe anche dire: vabbè, mi spiace ma così sia; l’importante è che sopravviviamo noi. Già, ma il problema è che allo stato attuale delle nostre conoscenze, l’uomo non può sopravvivere senza molte delle altre specie e senza i sistemi naturali che ci producono per esempio, tra le altre tantissime cose, il cibo che mangiamo. Il 75% dei campi coltivati per produrre cibo per noi, per dire, dipendono dalla presenza degli insetti impollinatori, che però stanno scomparendo a ritmi vertiginosi (ne riparleremo presto). Insomma un pianeta come quello immaginato in Blade Runner, un’enorme città planetaria, senza più natura, può esistere solo in un film, appunto. Noi abbiamo un disperato bisogno di ecosistemi naturali e di biodiversità. Sarà meglio che ci pensiamo, e in fretta.

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