Sergio Lorenzi: “Da Elfi Luce 510mila euro agli alluvionati, non potevamo restare indifferenti”

«Per essere un bravo imprenditore si deve saper contribuire alla ricchezza plurale, la ricchezza cioè dell’azienda, dei propri dipendenti e anche del territorio in cui si opera. Quando nel maggio scorso la terribile alluvione ha colpito al cuore la nostra terra ho pensato subito a questo concetto che è un po’ una bussola del mio essere imprenditore e mi sono chiesto immediatamente cosa poter fare per metterlo in pratica a maggior ragione in un momento di grande distruzione collettiva». La sua Elfi spa è uscita indenne dalla catastrofe di primavera che ha seminato morte e sventrato abitazioni, strade, infrastrutture e attività causando danni complessivi per svariati miliardi di euro in Romagna, ma Sergio Lorenzi non è rimasto indifferente. Anzi. Si è messo immediatamente in azione a 360 gradi e ha dato vita a un’iniziativa di sostegno con l’istituzione di un fondo per l’emergenza alluvione andato oltre più rosea previsione: questa sera al Teatro Diego Fabbri di Forlì saranno infatti consegnati ai sindaci di Cesena, Forlì, Faenza e Ravenna quattro assegni per un totale di oltre mezzo milione di euro raccolto grazie a una mobilitazione collettiva senza precedenti. Lo rivela lo stesso direttore generale, ringraziando pubblicamente i tantissimi sottoscrittori che saranno omaggiati uno a uno con un piccolo cadeau romagnolo nel corso dell’evento “Una foresta che cresce farà più rumore di un albero che cade”.

Dottor Lorenzi, per arrivare alla bella giornata di oggi partiamo da quei giorni terribili di maggio. Come è nata e si è sviluppata l’iniziativa del Fondo Emergenza?

«Abbiamo la nostra sede principale a Forlì e 25 filiali disseminate nel centro nord, ma siamo una delle aziende che non è stata toccata direttamente dalla catastrofe. Certo, ne abbiamo toccato con mano le conseguenze da un punto di vista operative, ma siamo stati molto fortunati e il nostro primo pensiero è andato quindi a come poter aiutare le persone che non lo erano state: nell’immediato lo abbiamo fatto fornendo materiale per l’emergenza alla Protezione civile, poi abbiamo pensato ai 12 dipendenti che erano stati vittime di allagamenti fra Cesena, Forlì, Faenza e Ravenna e abbiamo fatto in modo di dar loro un sostentamento economico. A quel punto abbiamo allargato lo sguardo e la prospettiva ai clienti colpiti dall’alluvione. Abbiamo fatto una ricognizione fra tutti loro chiedendo di cosa avessero bisogno, visto che si era in un momento di difficile reperimento del materiale e abbiamo constatato che in diversi, soprattutto del Ravennate, erano stati completamente allagati: a qualcuno abbiamo concesso dilazioni nei pagamenti, ad altri abbiamo fornito aiuti concreti e repentini. Infine, visto che come detto un bravo imprenditore deve avere un concetto di ricchezza plurale abbiamo pensato a una raccolta fondi, abbiamo attivato un Iban ad hoc ed è accaduto l’impensabile».

A cosa si riferisce? Alla somma raccolta?

«Un po’ a tutto, alla cifra e alla grandissima solidarietà registrata, Siamo partiti chiamando fornitori e colleghi per rimpinguare il nostro contributo e si sono attivati tantissimi clienti non solo romagnoli, oltre ai nostri dipendenti. Tutti hanno voluto contribuire donando secondo le proprie disponibilità, addirittura persone da fuori regione, fra cui il Lions Club di Arcore o sottoscrittori di Roma che ancora ci chiediamo come siano venuti a conoscenza del Fondo. Alla fine, con quello che abbiamo messo noi siamo arrivati a circa 130 sottoscrittori per una somma complessiva di ben 510mila euro».

Una mobilitazione che merita una serata speciale come quella programmata al Diego Fabbri: perché quel titolo?

«Vengo da una famiglia estremamente povera, ma ricca di insegnamenti, ricordo tante frasi di mio padre e mi è rimasto in mente il vecchio detto “un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce”: ho sempre associato l’albero ai qualunquisti e disfattisti da bar e la foresta a chi invece si rimbocca le maniche ed è a questo che ho pensato nell’organizzare l’evento a inviti per la consegna di quanto raccolto. La foresta che cresce sono queste 130 persone e vogliamo che facciano più rumore del qualunquismo: da qualche giorno sono diventato nonno e ci tengo ancor di più che il mio nipotino cresca in un mondo positivo, fatto di belle notizie».

Come si articolerà la serata?

«La condurrà l’amica Simona Branchetti e alla presenza di tutte le autorità spiegheremo questi concetti della ricchezza plurale e dell’albero che cade per rendicontare quanto raccolto: ringrazieremo e omaggeremo quindi con un simbolo della Romagna, la nostra caveja, tutti i sottoscrittori e consegneremo ai quattro sindaci 127.500 euro a testa per i relativi Comuni, chiedendo loro di illustrare pubblicamente la destinazione di questo denaro. A teatro ci saranno i vertici di multinazionali nostre fornitrici, i dipendenti, il vice presidente della Regione Emilia Romagna nonché assessore alla Protezione civile Irene Priolo, gli amministratori e gli onorevoli del territorio e come Elfi apa faremo nell’occasione altre due donazioni di 5mila euro alla Caritas di Forlì e alla Protezione civile di Forlimpopoli che ci sono sempre vicine».

Dulcis in fundo, non mancherà la musica d’autore.

«A chiudere il sipario in bellezza sarà il concerto dei Nomadi. Per una di quelle belle coincidenze della vita, nel 2023 fanno 60 anni di attività e quando li abbiamo contattati per questa causa hanno risposto presente con entusiasmo a quella che vuole essere una serata con uno spirito di festa e rinascita con cui riportare l’attenzione su una tragedia che non deve finire nel dimenticatoio».

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