Il guardiano del Barbotto, una vita dedicata ai ciclisti e il Tour de France il giorno del suo compleanno GALLERY

MERCATO SARACENO. Francesco Mazzoni compie 48 anni il prossimo 29 giugno. Il più bel regalo di compleanno gli verrà recapitato a casa attorno all’ora di pranzo (o poco dopo) e arriva dalla Francia. Si tratta della prima tappa del Tour de France 2024, la Firenze-Rimini che assegna al vincitore di giornata la prima maglia gialla. Uno dei colli che verranno affrontati dai corridori è il Barbotto, salita storica della gran fondo Nove Colli e in passato “scritturata” anche dal Giro d’Italia. Una salita a cui la corsa francese darà ulteriore risonanza internazionale.

Francesco si può dire sia il guardiano del Barbotto. Dai nonni e dai genitori ha ereditato la gestione del bar ristorante posto in cima alla dura salita (18% di pendenza nella parte finale) che parte da Mercato Saraceno. Nel corso degli anni l’ha trasformato in una specie di santuario con foto, articoli di giornali, murales e altri ricordi appesi alle pareti e ai muri esterni. Inverno, autunno, primavera ed estate, Francesco è sempre al suo posto per rifocillare i ciclisti ma anche per aiutarli con una camera d’aria o altri attrezzi in caso di problemi meccanici. Un santuario laico ma anche un rifugio per recuperare un po’ le forze prima di proseguire la strada verso casa o verso l’albergo, visto che tantissimi sono i turisti che arrivano qui pedalando.

Pronti con le tende

La Grande Boucle girerà attorno al bar prima di proseguire sul cosiddetto Barbottino (pendenze più dolci) e raggiungere Perticara per poi affrontare le ultime salite (San Leo, Montemaggio, San Marino) che portano all’arrivo di Rimini. Da queste parti c’è grande attesa. Francesco ha già prodotto una maglietta da ciclismo celebrativa che è andata a ruba. Ma ci sono anche altri ricordi come i calzini (alti e bassi) e la t-shirt. Per quella giornata sono attese decine di migliaia di persone che metteranno a dura prova l’organizzazione. C’è già chi si è preparato per mettere su tenda 2-3 giorni (anche dall’estero) Una giornata destinata a restare nella storia di questo luogo posto a 515 metri sul livello del mare che da un lato guarda verso la Valle del Savio, dall’altra si apre all’orizzonte fino a San Marino e Rimini. «Tutto ha avuto origine dai miei nonni - spiega Francesco -. Erano contadini e per “riposarsi” avevano messo su un chiosco per la piada che lavorava solo la domenica. Per un giorno la gente lasciava da parte la dura vita dei campi. Qualcuno portava un grammofono e si ballava». Negli anni Settanta grazie alla mamma di Francesco il chiosco si trasforma in un bar che fa anche da mangiare. Ben presto i ciclisti amatoriali diventano i clienti più affezionati. Certo non erano i numeri a cui siamo abituati oggi. Chi arrancava sugli ultimi tornanti usava rapporti talmente duri che stantuffava gambe e spalle e c’era chi era costretto a mettere il piede a terra. «I primi cicloamatori da queste parti - ricorda Francesco - venivano visti con sospetto: chi non lavorava era un vagabondo! Mia mamma non aveva le barrette energetiche ma portava loro le uova sode». E così, pedalata dopo pedalata, è iniziato l’amore per questa salita. «I ciclisti, italiani e stranieri, sono affezionati al Barbotto, come se fosse un passo alpino - aggiunge -. Si fanno la foto davanti al cartello “Colle del Barbotto, il mito crudele del ciclismo: la sfida più affascinante della Romagna”. Oppure davanti al disegno di Marco Pantani che ricorda che “la grinta non si compra al supermercato”». E su queste strade di gente con la grinta ne è passata tanta.

Da Bartali a Roglic

Al di là del Pirata di Cesenatico che qui si allenava, gli strappi della salita hanno visto pedalare Bartali, Coppi Merckx, Fuente, Gimondi, Moser, Marino Basso, Cadel Evans, Philippe Gilbert, Michal Kwiatkowski e Primoz Roglic (in perlustrazione pre Tour). Binda e Girardengo, invece, il 3 giugno del 1925, durante la Arezzo-Forlì del Giro d’Italia, fecero rifornimento a Mercato Saraceno (successo di tappa a Girardengo e vittoria della corsa rosa per Binda). Di Merckx si dice che nel 1973 sbottò dicendo: “Maledetto Barbotto!!!”. “Non lo so”, ha risposto interpellato qualche anno fa, «è un ricordo tanto lontano nel tempo...Ma può darsi».

Non solo ciclisti famosi. Ma anche personaggi di altri mondi come Linus, Jovanotti o Arrigo Sacchi (accompagnato da Davide Cassani) hanno provato la fatica della salita romagnola.

Mercoledì il primo evento

A un mese esatto dal passaggio della tappa del Tour, mercoledì 29 maggio, da queste parti sarà inaugurata con un aperitivo una scultura dedicata al ciclismo. A seguire a Sogliano andrà in scena il “Canevecchio Saund Show”, musica, parole e aneddoti sportivi con i giornalisti di Eurosport Luca Gregorio e Riccardo Magrini. Perché il ciclismo non è solo sport. «Sì - conferma Francesco -. Un giorno ho avuto ospiti, nella stessa lunga tavolata, tedeschi, austriaci, francesi, cubani, greci, sudafricani e canadesi. Ho pensato: è bello vedere che, nel posto dove una volta passava il fronte della guerra e i soldati sistemavano le mine, oggi ci sono gruppi che arrivano da Paesi diversi, uniscono i tavoli e brindano insieme. Qualcosa che al giorno d’oggi con tutte guerre in giro per il mondo vale ancora di più. E se penso all’affetto che mi hanno dimostrato i ciclisti (e non solo) quando eravamo nel periodo difficile del covid, mi commuovo ancora. Del resto senza di loro, e il grande sostegno che mi dà la mia ragazza Elisa, non so cosa avrei fatto».

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