Curti: “In Romagna un distretto d’eccellenza, ma servono ricerca e investimenti”

Alessandro Curti, questi due anni di lavoro del consorzio Anser, che l’hanno vista capofila, che frutti hanno dato?

«Sicuramente il fatto di avere creato un gruppo che possa rapidamente diventare una vera “squadra”, in grado di avere un importante ruolo sul mercato internazionale come fornitori di sistemi integrati, come ad esempio satelliti, droni, ali, fusoliere, carrelli. Un ringraziamento va alla Regione Emilia-Romagna per l’indirizzo che ha dato con uno specifico bando per la creazione di questo gruppo».

Ci sono aziende che da decenni lavorano per il comparto, come mai l’Emilia-Romagna è partita solo due anni fa ad organizzare il settore?

«Sicuramente perché, forse in maniera un po’ miope, non si è pensato di intraprendere in un settore con peculiarità e con caratteristiche distintive particolari quali processi speciali e certificazioni, in anni in cui l’economia, in particolare le forniture per il settore automobilistico (specialmente tedesco), comunque, garantivano una certa continuità. Inoltre, giova osservare come le filiere si sviluppino prevalentemente per gemmazione ove siano presenti industrie principali: in questo caso, riferendoci a industrie aeronautiche, aerospaziali o per la difesa, quali Aeritalia, Agusta, Alenia, in Lombardia, Piemonte, Campania, Puglia. Il cambiamento del panorama economico con particolare riferimento al settore automobilistico in Italia, con produzioni spostate su filiere all’estero e il passaggio ai motori elettrici, dove portare a cercare comunque nuovi prodotti da realizzare».

Oggi la produzione riguarda soprattutto componentistica e satelliti. Ma c’è un’ampia fetta di attività sulla ricerca. Quali prospettive vede di qui all’immediato futuro?

«Credo che produzione e ricerca debbano andare di pari passo. Senza ricerca non può esserci produzione perché con gli alti costi italiani non si può essere competitivi se non con prodotti tecnologicamente avanzati. Per avere la ricerca occorre consentire alle imprese almeno di poter scaricare parte degli ingenti costi con meccanismo del credito di imposta. Occorre creare le condizioni al contorno affinché i giovani possano studiare e lavorare con agevolazioni relative agli affitti, fra l’altro molto difficili da trovare nelle città sedi di università. Occorre trattenere i giovani, laureati e non, anche con stipendi netti migliori (quando comunque i costi dello stipendio sono più del doppio rispetto allo stesso netto). Sia per la ricerca che per la produzione occorre investire, ma bisogna farlo subito. Gli altri Paesi ne stanno approfittando: sappiamo che oggi, come del resto da tanti anni, le risorse per queste attività non ci sono, ma è necessario trovarle. Vorrei fra l’altro ricordare che nel 1964 l’Italia, per merito soprattutto del professor Broglio, fu il terzo Paese al mondo a mandare nello spazio un satellite dopo Urss ed Usa. Quanto terreno abbiamo perso...»

Il Faentino, con la presenza del centro ricerche sui materiali e alcune aziende già operative, nonché la vicinanza al Forlivese con la sede del Tecnopolo aeronautico, si candida a diventare un vero e proprio distretto aerospaziale?

«Certamente, infatti nel giro di pochi chilometri abbiamo centri di ricerche, università, laboratori, reti alta tecnologia, Enav, Enac, aeroporto, scuole tecniche professionali. Inoltre, nell’arco di 200 km, sono presenti le migliori aziende aeronautiche ed aerospaziali del settore. Ritengo manchino solamente alcuni laboratori dotati di macchine, strumenti di misure, prove per effettuare test specifici, ricordando comunque che disponiamo di una galleria del vento Ci.clo.pe, a Predappio, gestita dalle Facoltà di ingegneria aerospaziale di Forlì, con caratteristiche uniche al mondo. Anche per quanto indicato è necessario destinare le opportune risorse, senza che tutto ciò venga considerato un costo, bensì un investimento per tutto ciò che riguarda la ricerca in ambito aerospaziale ma che ha importantissime ricadute in tutt’altri settori. A questo proposito vorrei ricordare che l’impresa degli Stati Uniti che consentì allo sbarco sulla luna, nel 1969, portò al rilascio di oltre 30mila brevetti su prodotti che oggi sono di utilizzo quotidiano. Sicuramente nel mondo sono pochi i distretti che possono vantare questa concentrazione di competenze: occorre che il pubblico, le istituzioni, tutte le imprese approfittino di questa favorevole condizione creando, insieme e senza protagonismi, un piano di sviluppo comune e quindi a beneficio di tutta la società».

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