«Birgo Burger è un sogno che si realizza. Per il delivery all’inizio ci davano dei matti»

Uno era poco più che un giovane, l’altro poco più che un adolescente quando in un mix fra “Il ragazzo di campagna” di Renato Pozzetto e il sogno americano trasformarono il negozio di macelleria di famiglia, presente nella frazione di San Vito, nella prima hamburgeria a domicilio d’Italia. Era l’autunno 2013, Federico Bordoni aveva 24 anni e il fratello Filippo appena 16. Oggi che ne hanno 34 e 26 e sono ormai uomini, hanno conquistato Rimini con un secondo Birgo Burger in via Coletti aperto al grido di “la campagna va in città”. I due fratelli hanno anche preso in gestione la piscina comunale trasformandola in Santarcangelo Mare metaforico percorso inverso rispetto alle consuete rotte della gente. E ancora: fanno presenza fissa alle grosse Fiere con lo stand degli hamburger e il carrettino dei bomboloni e danno lavoro a decine di persone, per lo più giovani e intraprendenti come loro.

Come direbbero negli States – tornando alla parabola del sogno americano – sono dei self made men, ma per dirla più semplicemente alla campagnola: “Li glia fata”, ce l’hanno fatta.

Federico, sono passati 10 anni da quella che sembrava una scommessa: come ricordate quei giorni?

«La prima cosa che mi viene in mente è il coraggio. Era un sogno che volevamo realizzare e ne parlavamo in famiglia. Ho un ricordo nitido su una chiacchierata sul divano con mio babbo da cui è nato il nome: gli spiegavo di voler fare hamburger di qualità con la nostra carne e gli dicevo che volevo chiamare il locale “Romagna Burger”. Lui mi ha risposto che avremmo dovuto dargli un nome nostro e mi ha suggerito “Birgo” perché era il soprannome dialettale di mio nonno, suo babbo, Giovanni Bordoni. Abbiamo iniziato così, direttamente nella bottega dei nostri genitori, poi abbiamo preso il Bar Italia che era quello dove andavano appunto il nonno e gli anziani del paese ed è nato il Birgo Burger».

Il legame con il territorio e i suoi prodotti è un po’ il vostro marchio di fabbrica in ogni vostra iniziativa...

«La nostra filosofia è chiara e definita: abbiamo voluto sottolinearla fin dal primo momento con la scelta dei prodotti. Tutti locali. La carne è della Fattoria Fontetto e viene poi lavorata nella nostra macelleria di paese, le verdure sono di Scarpellini di Santarcangelo, il pane di un forno storico della zona, le salse le fanno artigiani di qui e anche i ragazzi che hanno iniziato con noi sono stati tutti di San Vito e Santarcangelo. Nel tempo per molti siamo stati il primo lavoro visto che l’età media degli oltre 100 dipendenti attuali fra estate, inverno ed eventi è fra i 20 e i 25 anni. Io sono il più vecchio... Il legame con il territorio lo abbiamo timbrato anche nella scelta iniziale: aprire a San Vito invece che in una città. Esserci ancora anche qui dopo 10 anni è motivo di orgoglio e grande soddisfazione».

Il post su Facebook per i 10 anni è la fotografia della comunità che avete creato con oltre 1000 like e centinaia di commenti...

«Birgo sta diventando quasi come la piadina e la tagliatella, è entrato nelle tradizioni: ci sono case in campagna che ordinano hamburger a domicilio tutte le settimane. E non siamo Londra e New York. 10 anni fa quando siamo partiti il delivery non esisteva neanche e quando facevamo le consegne a casa in paese dicevano “i fiùl de mazlér ié sunèd!”, i figli del macellaio sono matti. Avevamo scelto l’Ape per portarli anche per questo, perché era il mezzo usato dai nostri padri e dai nostri nonni e lo abbiamo tuttora esposto a San Vito. Oggi le consegne le facciamo ovunque e la scorsa settimana tanto per fare un esempio siamo entrati in circa 2000 case».

Ogni anno inventate qualcosa, vi rinnovate o lanciate una nuova iniziativa: è questo il segreto?

«Bisogna aggiornarsi continuamente, ma senza mai perdere l’identità e rimanendo legati ai principi e alla filosofia con cui siamo partiti. La gente ci segue anche per questo. Principi che portiamo in ogni nostra attività, anche in piscina con legami con produttori e artigiani del territorio. A portare il mare a Santarcangelo con sabbia, cabine e altro non ci aveva mai pensato nessuno. Siamo contenti di esserci riusciti. Così come di essere oramai fissi alla Fiera di San Martino o ad appuntamenti come il Santarcangelo Beer Fest».

Altre novità in serbo? Festeggerete questi primi 10 anni?

«Ci stiamo pensando. Ma non si sa mai cosa ti riserva il futuro, di certo ci inventeremo sempre qualcosa di nuovo. Per i 10 anni vogliamo organizzare una festa qui a San Vito con tutti quelli che hanno premiato il nostro coraggio e ci hanno assistito in questo percorso: a dicembre è troppo freddo per riuscire a coinvolgerne tanti, aspetteremo di certo la primavera».

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