Alessia Valducci, presidente Valpharma Group: “Alla conquista di Usa e Russia”

Da tre a oltre 430 dipendenti con un fatturato che nel 2022 ha superato i 70 milioni a fronte di una crescita del 3,4 per cento. Questa l’aritmetica di Valpharma Group che di recente ha aperto una filiale negli States e collaborerà con una ditta russa. A illustrare una storia lunga quasi 50 anni la presidente Alessia Valducci, nonché vicepresidente di Confindustria Romagna con delega all’imprenditoria femminile.
Valducci, cosa rende unica Valpharma?
«Avere alle spalle una storia lunga quasi mezzo secolo ma anche un grande futuro davanti. A renderci unici sono i valori di cui mio padre Roberto è stato timoniere, fondando nel 1977 l’Euderma di Cerasolo e dieci anni dopo il primo stabilimento di Valpharma a San Marino a cui si è aggiunto nel 2002 quello di Pennabilli. Siamo passati da tre dipendenti a oltre 430: a ogni anno dedichiamo un valore particolare, ad esempio, il 2023 è sorto sotto l’egida del coraggio. La mission invece resta inalterata: compiere scelte coraggiose mettendoci in gioco in prima persona, spesso anticipando i cambiamenti. Impresa non facile con la pandemia che ha sparigliato le carte ma che non ha impedito di chiudere il 2022 con il fatturato, mai raggiunto prima, di oltre 70 milioni a fronte della crescita del 3,4%. Unire il fronte del farmaceutico a quello della nutraceutica è l’attuale sfida. Tra gli ultimi prodotti Happy Age integratore per contrastare i disturbi legati alla menopausa».
Il gender gap è appianato o i pregiudizi sulle donne in carriera faticano a sparire?
«Premetto che per me aver successo significa essere felice di quello che faccio. Detto questo resto sempre con i piedi per terra e credo che l’umiltà ma soprattutto la gratitudine per quello che si ha siano caratteristiche imprescindibili. All’inizio ero l’unica donna ai tavoli importanti: in pochi mi guardavano negli occhi e una percentuale minore degli astanti mi ascoltava. Oggi vorrei essere un esempio per le altre donne come Emma Marcegaglia, alla guida di Confindustria, lo è stata per me. Quanto alla mia azienda le quote rosa costituiscono circa il 50% del personale e per portare avanti i valori in cui credo, ho voluto la creazione del comitato dell’imprenditoria femminile che presiedo in Confindustria Romagna. Statistiche alla mano gli esperti sostengono che ci vorranno 132 anni per arrivare a una reale parità di genere, io non voglio crederci ma la strada è ancora lunga. Una volta mi hanno chiesto se assumiamo più donne o più uomini, ho risposto che assumo professionisti di spessore».
Ha consigli per i giovani?
«Studiare rimane fondamentale quanto una passione sincera. Bisogna essere coraggiosi e scegliere qualcosa di innovativo ma soprattutto qualcosa che piaccia per incanalare al meglio il proprio entusiasmo. Ultima raccomandazione puntare sempre in alto».
Step futuri?
«Oltre alla conquista degli States, sul tavolo c’è un importante progetto con un’azienda russa che vuole entrare nel mercato europeo tramite la nostra azienda».