Perchè essere gentili con il prossimo fa bene a tutti

Quando si dà qualcosa come scontata, questa dopo poco diviene invisibile. Non ci accorgiamo più della sua esistenza. I riminesi non sanno quanto siano gentili e aperti. Solo distanziandosi da Rimini ci si accorge che qui si sorride, si ride e si è allegri molto più che in altri posti. Questo accade perché la gentilezza è come un virus. Si diffonde tra le reti sociali, così come possono diffondersi idee, malessere, mode. Racconta un medico-sociologo americano che insegna a Yale, Nicholas Christakis, come anni fa fu raggiunto da una telefonata di un amico di un signore che era preoccupato perché una signora era frustrata perché il padre era depresso a causa del fatto che la madre era malata. In altri termini, questo signore era rimasto turbato da una situazione che era accaduta a quattro gradi di separazione da lui. Questo episodio condusse Christakis a studiare la dinamica delle reti sociali con riferimento a numerosi fenomeni. Ad esempio, Christakis ha dimostrato come lungo le reti sociali si diffondano comportamenti come lo smettere di fumare, i divorzi e l’obesità. In suo articolo pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine egli mostra che se un nostro amico ingrassa, noi abbiamo quasi il 50% di ingrassare; se ingrassa l’amico di un nostro amico - una persona che neppure conosciamo – abbiamo il 25% di probabilità di ingrassare e se ingrassa un amico di un amico di un nostro amico abbiamo ancora un 10% di probabilità di diventare obesi.
Circa trent’anni fa feci domanda per fare un lavoretto estivo per il Comune di Rimini. Si trattava di un lavoro semplice e ben pagato, legato all’anagrafe. Ai tempi lavavo i bicchieri al Paradiso d’estate e volevo un lavoretto diurno. Il fatto è che al test psicologico alla domanda: “I tuoi amici di infanzia sono ancora i tuoi migliori amici” risposi di sì. Evidentemente gli psicologi sapevano di teoria dei network perché il lavoro non lo ebbi. Infatti, avevo dimostrato, con la mia risposta, di avere una mentalità conservatrice e poco aperta alle novità. (per questo motivo poi ruppi con tutti i miei amici di infanzia, così i futuri psicologi sarebbero stati contenti).
La teoria dei network mostra come oggi ci sia una spinta alle amicizie uniplex. Si tratta di legami caratterizzati da un solo tratto in comune: gli amici del corso di ricamo, quelli del circolo velico, quelli della partita. Questo accade perché la vita urbana diviene complessa e differenziata. Un tempo invece dominavano le amicizie multiplex. Gli amici erano simili tra di loro e avevano fatto le stesse scuole, guardavano le partite assieme, andavano insieme in vacanza. Spesso le compagnie erano endogamiche e ci si accoppiava solo tra persone straconosciute.
Molti studi sui network hanno mostrato un dato a prima vista inaspettato: raccontiamo segreti a persone che non conosciamo. Raccontare aspetti intimi a persone che non fanno parte delle nostre cerchie più ristrette ha il suo perché. Coloro che conosciamo bene possono infatti spifferare i nostri segreti – magari solo a una persona ma poi sappiamo come va a finire… Oppure, possono preoccuparsi, o implicitamente giudicarci. Schadenfreude è la parola tedesca che indica il segreto piacere che si prova quando le cose vanno male a un amico. Ma questo accade solo quando si è frenemy ovvero friend + enemy, amici-rivali.
Dunque, se quando facciamo la fila a un banco del pesce del Mercato Coperto qualcuno ci sorride perché lo abbiamo urtato, quel gesto rimane un po’ dentro di noi. Noi presto lo replicheremo e chi lo avrà ricevuto lo esporterà in qualche altra sfera sociale. Ecco perché “praticare gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso” non fa bene solo al prossimo, ma pure al prossimo del prossimo del prossimo. In sintesi, a tutti.
(*) docente di Sociologia
Università di Bologna

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