Per trovare tracce di Cristina Golinucci setacciato in 30 anni ogni angolo della zona del convento dei cappuccini a Cesena

Il casolare storico in stato di abbandono che si trova alle spalle del convento dei frati cappuccini non era mai stato ispezionato prima. Ed è uno dei motivi per i quali la procura di Forlì ha potuto riaprire, a caccia di nuove tracce (dopo 30 anni e per la quinta volta) il caso della scomparsa e della morte di Cristina Golinucci.
Nei giorni scorsi cani molecolari, georadar e vigili del fuoco, assieme a squadra mobile di polizia e nucleo investigativo dei carabinieri, sono tornati nei luoghi alle spalle del convento dei frati cappuccini. Dove Cristina era attesa dopo le 14 dal suo padre confessore. Dove ha parcheggiato la sua auto senza mai arrivare al campanello del convento.

La richiesta di verifiche

Le nuove indagini sono state avviate dopo uno studio approfondito sulle varie ricerche fatte negli anni da parte dell’avvocato Barbara Iannuccelli. Che si è mossa rileggendo ogni carta riguardante il caso di Cristina. Prendendo atto come ci siano molti buchi da riempire (annotazioni degli investigatori che a volte hanno decine di allegati mancanti) ma certificando come quella ispezione andasse assolutamente evasa sia pur tanto tempo dopo.

Nell’immediatezza

La casa non era internamente in uso nemmeno allora. Partendo dal giorno della scomparsa e fino al 19 settembre di quel 1992 carabinieri, Croce rossa ed unità cinofile (assieme ad amici di Cristina) visionarono il convento dei cappuccini e le campagne adiacenti. Padre Lino diede l’opportunità di cercare anche all’interno del convento fino a cantine sotterranei ed tutte le stanze, anche quelle della clausura.

Dopo 5 anni

Scorrendo negli anni e nei fascicoli chiusi e riaperti si nota come in un decreto di ispezione datato 7 agosto 1997 (5 anni dopo) dalle 08.30 alle 13,45 carabinieri, polizia e vigili del fuoco (compresi gli avvocati della famiglia Golinucci e quelli dello storico indagato per la sua scomparsa, i, sudafricano Emanuel Boke) setacciarono la portineria del convento e la foresteria: che aveva possibilità di accesso anche dall’esterno, tramite una porta che conduce direttamente ad alcune stanze tra cui quelle degli ospiti indigenti come lo era il sudafricano poi finito in carcere per stupro. Visti anche una cisterna con alcuni vani sottostanti (in cui si calarono i pompieri) ed un altro vano, adiacente alla lavanderia che un tempo era usato come palestra e poi come ricovero arredi. venne visionata una seconda cisterna “a ghiacciaia”, la dispensa e la cantina dalla quale vi è un accesso ad un cunicolo sotterraneo, lungo circa 100 metri. Passaggio che conduce verso il cortile. Un rifugio di guerra dal quale si poteva scappare in caso di necessità. Nel sottosuolo del convento vennero visionati anche 11 tunnel nei quali però non si poteva agevolmente entrare per cedimenti ed infiltrazioni d’acqua alta pià di un metro. Poi un’ulteriore cantina del seminterrato ed un altro vano sotto la chiesa dove una cisterna era stata trasformata in passaggio anche per consentire ai fedeli di visitare la cripta dove un tempo venivano sepolti i frati. In quella ispezione venne visionata anche l’ala “del noviziato”, alle spalle dell’edificio verso la via Pacchioni. Un fienile, un’autorimessa ed un locale adibito ad allevamento di animali domestici.

Dopo 12 anni

Le perquisizioni successive risalgono al 4 ed il 5 novembre 2004 (ovvero dopo 12 anni dalla scomparsa).
Qui si puntò più sul parcheggio del convento dei cappuccini e su una fossa settica alta una sessantina di centimetri sotto ad un bagno pubblico murato.

Dopo 18 anni

Nel maggio 2010 (18 anni dalla scomparsa). La figura di Boke non è più quella principalmente sospettata.
Per una ottantina di ore cadenzate in tanti giorni e fino al mese di luglio successivo i poliziotti del commissariato di Cesena con scientifica da Bologna e Roma e vigili del fuoco, misero in azione per la prima volta anche il georadar.
In tutti i terreni, pavimentazioni e sotto suolo del convento. Nelle cripte e sotto ai pavimenti vennero in questo frangente trovati anche tanti reperti ossei. Che i patologi Rina Fraiese e Gianni Buriani datarono come antichi in alcuni casi (li sicuramente da più di 80 anni) ed in altri indicarono il rinvenuto come resti di animali.
Qui per la prima volta vennero ispezionate anche tutte le parti sul retro del convento. E con l’ausilio di una rappresentante della famiglia Monti anche il cortile esterno la villa seicentesca e (per la prima volta) il pozzo profondo 11 metro sul retro, lo stesso poi rivisitato anche alcuni giorni fa. Vennero ascoltati i residenti della casa a fianco ed ispezionati anche i terreni di loro pertinenza. Ma non si entrò all’interno del casolare.
Operazione quest’ultima tra quelle che ha dato l’abbrivio alle nuove indagini odierne. Che coinvolgono, assieme ai sospetti su una persona diversa dal passato investigativo, anche la morte della 18 Chiara Bolognesi. Sparita un mese dopo Cristina Golinucci e sempre data per suicida fino alla riesumazione recente dei suoi resti. Che presto verranno esaminati per continuare la caccia al mostro.

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