Pedinata e rincorsa in strada, l’ossessione per la 16enne è stalking

Cervia

CERVIA. Prima sono apparsi i bigliettini con i complimenti, lasciati nel cestino della bicicletta parcheggiata davanti a scuola. “Sei bellissima” c’era scritto, seguito da altre carinerie dello stesso tenore. Poi però quelle lusinghe anonime sono diventate pressanti, quotidiane, morbose. Finché alcuni ripetuti incontri non hanno associato un volto al misterioso adulatore: un cervese sui 35 anni, quasi 20 in più rispetto a lei, all’epoca 16enne. Una volta uscito allo scoperto non l’ha più lasciata andare, pedinandola, rincorrendola e arrivando anche a minacciarla di fronte al rifiuto di concedergli il numero di telefono.

Non è bastata una prima misura restrittiva del giudice, che ha imposto il divieto di avvicinamento; quando l’estate scorsa l’uomo ha iniziato a piantonare la ragazzina nel locale di Cervia dove “faceva la stagione”, sono scattati gli arresti domiciliari per stalking.
È questa l’accusa che ha portato a processo con giudizio immediato l’uomo, e che ieri mattina in tribunale ha visto testimoniare come parte offesa (tutelata dall’avvocato Carlo Benini) la giovane vittima e la madre.

Spiata e pedinata

Nessuna violenza da parte dell’imputato. Solo - si fa per dire - una presenza assillante che per due anni, tra il 2017 e il novembre scorso, ha cambiato radicalmente le abitudini della giovane: «È sempre stata solare e vivace - ha ricordato la madre rispondendo alle domande del sostituto procuratore Daniele Barberini -, questi fatti le hanno cambiato la vita, ora è sospettosa, ha paura, non esce la sera se non accompagnata dal fratello».

Numerosi gli episodi raccontati in aula dalla ragazza: un giorno aveva urlato il suo nome dalla finestra, vedendola passare in bicicletta. Una reazione che potrebbe sembrare bizzarra ma innocua, non fosse per gli altri appostamenti mirati. «Una volta l’ho sorpreso dietro di me mentre stavo aprendo il lucchetto della bicicletta a scuola - ha raccontato la ragazza -. Mi ha chiesto il numero e quando mi sono rifiutata di darglielo ha detto che avrebbe ucciso tutti». E ancora, l’aveva visto assieme alla madre tra le corsie della Coop, mentre facevano la spesa. Poi in treno, quando con la scuola stavano andando a Ravenna per disputare una corsa campestre, se l’era nuovamente ritrovato seduto nel sedile di fronte.

Vita cambiata

Da due anni, ha ricordato la giovane, «ho paura perché non conosco le sue reali intenzioni, quando esco chiedo di essere accompagnata, mi prendono anche in giro per questo, e se è sera ho sempre mio fratello accanto». Insomma, le abitudini della giovane - hanno sottolineato più volte pm e difensore di parte civile durante l’escussione dei testi davanti al giudice Cristiano Coiro - sono radicalmente cambiate, così come la sua serenità. La difesa dell’uomo (avvocato Maria Nazzarena Barbarossa) ha preannunciato la richiesta di una perizia calligrafica sui bigliettini recuperati, per verificare che a scriverli sia stato proprio l’imputato.

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