Peculato: la Poggiali a processo con la sorella

Lugo

Assolta meno di quattro mesi fa dalla accusa di avere ucciso due pazienti dell’ospedale di Lugo con iniezioni letali, Daniela Poggiali dovrà affrontare un nuovo processo per peculato. E’ lo stesso reato che le è costato la condanna in via definitiva a 4 anni e 4 mesi per la sottrazione di medicinali e materiale ospedaliero. Ma stavolta l’ex infermiera dell’ospedale di Lugo non sarà sola. Con lei è imputata anche la sorella di 52 anni, a sua volta operatrice in una struttura per anziani della Bassa Romagna accreditata con il sistema sanitario nazionale. Ed è proprio nel contesto lavorativo della parente che prendono piede le contestazioni che hanno portato la Procura a chiedere il rinvio a giudizio, arrivando ieri all’udienza preliminare davanti al giudice Andrea Galanti. La 49enne avrebbe sollecitato la congiunta a «fare la spesa» e a «procurarsi farmaci» per la madre allettata e da lei assistita, consigliandole anche come e quando agire, facendolo «sapientemente approfittando dei momenti più favorevoli come il turno di notte».

Messaggi scoperti con l’arresto

Sono messaggi che risalgono al novembre del 2020 ed emersi quando, il mese successivo, la 49enne di Giovecca è finita in carcere alla vigilia di Natale, poco dopo la condanna a 30 anni in abbreviato per la morte del paziente 94enne Massimo Montanari. In quel contesto sono emersi i messaggi tra la Poggiali e la sorella, scoperti dai carabinieri dell’Investigativo in seguito al sequestro del cellulare dell’ex infermiera al momento di essere condotta in cella. Tra le comunicazioni tra le due sarebbero emersi anche consigli su come realizzare «dei tutoni», una sorta di pannoloni artigianali utilizzando lenzuola, federe e altra biancheria sanitaria per ritardare così il cambio degli anziani che la parente assisteva nella casa di riposo.

I farmaci sottratti

Daniela Poggiali è una donna libera dal 25 ottobre scorso, dopo l’assoluzione per entrambi i presunti omicidi dei pazienti Massimo Montanari e Rosa Calderoni, morti nel reparto di Medicina dell’Umberto I il 12 maggio e l’8 aprile 2014. Il nuovo fascicolo aperto dal sostituto procuratore Angela Scorza ha però fatto il suo corso, portando all’inizio di un nuovo processo. Viene contestata la sottrazione di farmaci soggetti a prescrizione medica quali Doprosone e Medrol, prodotti medicali (spray, teli, pomate) e dispositivi come guanti e igienizzanti in un arco temporale compreso tra il settembre e il dicembre del 2020.

Chiesto un giudice diverso

Questa trasversale vicenda processuale sembra tuttavia destinata a prendere strade più contorte. Perché i difensori delle due donne - la prima tutelata dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera, la sorella invece dai colleghi Alice Rondinini e Alessandro Gamberini - contestano il fatto che ieri, a giudicare le imputate, ci fosse lo stesso magistrato che già si espresse nel 2016 come giudice a latere nel “caso Calderoni” terminato in primo grado con la condanna all’ergastolo della 49enne. Condanna - come noto - oggetto di un “ping pong” processuale tra Appello e Cassazione, che a colpi di assoluzioni (per due volte annullate dalla Suprema Corte) ha portato lo scorso ottobre alla terza sentenza di non colpevolezza, contestuale all’assoluzione per il “caso Montanari”. Per questo l’udienza è stata aggiornata ad aprile. Nel frattempo l’istanza di ricusazione presentata dai legali chiedendo che il giudizio sia affidato a un altro gup, sarà trattata di fronte alla alla Corte d’Appello di Bologna.

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