Il presidente dell'Abi Patuelli: "Dal Covid alla guerra, va prolungato il sostegno alle imprese"

Il sistema bancario farà il possibile per sostenere le imprese di fronte all’aumento dei costi energetici e dell’inflazione che rischia di aggravarsi con la guerra tra Russia e Ucraina. A dirlo è il presidente dell’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, il ravennate Antonio Patuelli a cui abbiamo chiesto una riflessione sullo scenario economico attuale. Patuelli rassicura anche su un possibile effetto dell’inflazione sui mutui: da parte della Banca centrale europea prevale una politica prudenziale, per favorire l’economia ancora ferita dalla pandemia, e non sembrano esserci all’orizzonte rialzi dei tassi di interesse. Non preoccupa, invece, l’esposizione delle banche in Russia e Ucraina – molto bassa – mentre più difficoltà possono esserci, come già evidente, per le aziende che hanno rapporti economici e commerciali con le due nazioni in guerra.

Quanto sono esposte le banche italiane agli effetti della guerra tra Ucraina e Russia?

«Secondo le più recenti statistiche della Banca dei Regolamenti Internazionali, l’esposizione delle banche italiane verso la Russia è di circa 25 miliardi di dollari. Una esposizione, quindi, contenuta, infatti rappresenta solo lo 0,55% del totale delle attività delle banche italiane. Non si registrano, invece, esposizioni verso l’Ucraina. Tenuto anche conto dell’elevato grado di capitalizzazione delle banche in Italia, emerge la consapevolezza della capacità prospettica di gestire tali esposizioni. Nello stesso tempo occorre considerare che la Russia ha un ruolo importante nei rapporti commerciali con l’Italia: è l’ottavo fornitore ed è il quattordicesimo mercato di destinazione delle merci italiane. Pertanto, è importante considerare tutte le implicazioni e le problematiche economiche, oltre che umanitarie, della guerra tra Russia e Ucraina, soprattutto per le imprese».

Quali sono i pericoli finanziari maggiori derivanti dal conflitto e dalle sanzioni?

«I maggiori punti di attenzione, oltre a quelli per la tutela delle vite umane, attengono proprio agli impatti sul commercio internazionale. I settori che potranno subire più direttamente gli effetti delle sanzioni sono quelli delle imprese che hanno maggiori attività di esportazione in Russia e in Ucraina e quelli delle imprese che maggiormente importano materie prime dalla Russia e dall’Ucraina. Gli effetti indiretti, invece, sono quelli che potranno, per esempio, derivare dall’ulteriore aumento dei prezzi dell’energia - gas - e dall’instabilità delle borse».

L’aumento dell’inflazione che effetto può avere sui mutui?

«Nel corso degli ultimi anni in Italia è diventato assolutamente prevalente il ricorso ai mutui a tasso fisso per l’acquisto delle abitazioni. Questa tipologia di mutuo permette di immunizzarsi da eventuali rialzi dei tassi di interesse, cioè la rata del rimborso del prestito non muta nel tempo. Al momento, la politica monetaria nell’area dell’Euro permane comunque molto prudente, non sembrano esserci prossime attese di un rialzo dei tassi di politica monetaria. Le più recenti dichiarazioni della Bce indicano che c’è massima attenzione a continuare a sostenere la ripresa dell’economia che ancora non ha recuperato i livelli del periodo precedente alla crisi pandemica. Infatti, l’attuale dinamica inflattiva è dovuta solo in parte a fattori interni connessi alla ripresa dell’economia, mentre è soprattutto alimentata da una serie di shock di origine internazionale che hanno gonfiato i prezzi delle importazioni di materie prime. Quindi è auspicabile che le autorità monetarie accompagnino questa complessa fase economica in maniera equilibrata».

Da parte del mondo bancario sono previste azioni di sostegno alle imprese in difficoltà per l’aumento dei costi energetici?

«Le banche svolgono un ruolo importante a sostegno delle imprese in difficoltà. La crisi pandemica ha quanto mai evidenziato l’importante ruolo che le banche hanno svolto per contrastarne gli effetti. Ne sono la prova i 260 miliardi di moratorie e i quasi 265 miliardi di prestiti più o meno garantiti concessi nel corso degli ultimi due anni. Questi ingenti ammontari sono stati raggiunti anche per una risposta coordinata che si è avuta fra le istituzioni europee e quelle nazionali: la politica fiscale, la politica monetaria e la politica prudenziale, cioè le regole di Vigilanza a cui sono soggette le banche, si sono mosse tutte nella stessa direzione per permettere di sostenere famiglie e imprese. Ora serve una risposta analoga e tempestiva. La crisi pandemica ancora non è terminata ed è forte l’aumento dei costi energetici e dei prezzi delle materie prime, elementi che vengono amplificati dalla crisi russo-ucraina. Il recente decreto “Energia” ha previsto la possibilità per le imprese, fino al 30 giugno 2022, di chiedere una parziale garanzia pubblica a fronte di un finanziamento bancario necessario ad affrontare le esigenze di liquidità conseguenti agli aumenti dei prezzi dell’energia. É una prima misura e occorre proseguire celermente su questo indirizzo strategico. Sarebbe importante che fosse previsto uno specifico “Temporary Framework”, una normativa temporanea europea che permetta di prolungare le misure di sostegno alle imprese anche dopo il 30 giugno 2022. Nello stesso tempo occorre rimuovere alcuni vincoli presenti nella regolamentazione riguardante le banche che rendono difficile, e in alcuni casi impediscono, effettuare ristrutturazioni/allungamenti dei debiti delle imprese».

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