Patenti con "l'aiutino" a Ravenna, condannati i capi

Su 24 imputati, tutti pachistani eccetto un italiano, la condanna è arrivata solo per chi, fra i membri dell’organizzazione criminale, ha avuto un ruolo cruciale nel meccanismo messo a punto per barare all’esame della patente riservato a cittadini stranieri. Pene pesanti, anche se inferiori rispetto ai sei anni chiesti ieri dalla Procura; si va da quella più alta, di 4 anni, 9 mesi e 15 giorni, per il capo del sodalizio, Asim Ayub, ai 3 anni e 4 mesi per Falak Sher, per finire con un anno e mezzo per altri cinque membri del gruppo, Shujat Hussain, Haqbib Ul Rehman, Mohammad Saifullah, Hamza Ayub e anche per l’unico italiano, Alberto Rambelli. Prescritte invece le altre posizioni. I fatti, d’altra parte, risalgono al 2014, e l’accusa di falso ha raggiunto ormai il termine oltre il quale il reato decade. Cosa diversa, invece per quanto riguarda l’associazione per delinquere, che ha travolto in particolare gli assi portanti dello stratagemma per ingannare la Motorizzazione civile. Fra questi, appunto, l’italiano, oggi 29enne residente a Sant’Agata sul Santerno. All’epoca studente universitario, era lui quello che dava in diretta le risposte corrette a chi era sotto esame, che poteva così conseguire la patente senza mai avere aperto un libro, e in alcuni casi senza neppure parlare l’italiano.

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