Il Passatore al cinema, "meglio" di James Bond

RIMINI. Se Stefano Pelloni da Boncellino tornasse oggi sulla terra sono tre le faccende di cui probabilmente dovrebbe occuparsi. La prima: degustare una bottiglia di vino con il marchio dell’Ente Tutela Vini di Romagna, che dal 1962 ha trasformato la sua macabra leggenda in un’icona positiva che ha combattuto la sofisticazione e fatto rispettare le rigide norme di produzione. Il brigante tramutato in gendarme inflessibile.
La seconda: chiedere un’intervista a Franca Leosini e così, forse, da spietato carnefice potrebbe convertirsi in vittima giustificabile. La terza: prendere un computer, senza averlo rubato, e cercare in internet i siti dove vedere i film più conosciuti che hanno raccontato la sua storia o nel quale fa capolino il suo nome. Tra cui i cinque titoli che qui ricordiamo.
Il brigante Albertone
Nel 1929 Bruno Corra (pseudonimo di Bruno Ginanni Corradini, Ravenna, 1892 – Varese, 1976, artista poliedrico nonché coautore della prima pellicola futurista) pubblica il romanzo “Il Passatore”. Il testo, ripubblicato nel 1945, attira l’attenzione di Dino De Laurentis e la regia de “Il Passatore” è affidata al regista Duilio Coletti. La sceneggiatura riunisce una ragguardevole squadra di sceneggiatori formata dallo stesso Coletti, da Federico Fellini e da Tullio Pinelli. Il film mescola tre generi: sentimentale, drammatico e storico, ma di storico c’è solo l’immaginazione di Bruno Corra. Rossano Brazzi è l’eroe bello, buono e intrepido, dal labbro inferiore seducente e tirabaci. Alberto Sordi nei panni del brigante detto Innamorato non lascia memoria ed è doppiato da Carlo Romano (attore e doppiatore, la voce di Fernandel nella saga di Don Camillo). Nessuna scena girata in Romagna.
Il Passatore vs il Borgorosso
Nel 1970 Sordi incontra di nuovo il Passatore, quello però dell’etichetta dei vini romagnoli. “Il presidente del Borgorosso Football Club”, film godibile anche a cinquant’anni di distanza dalla sua uscita, offre una sfilata completa, dalle colline al mare, di paesaggi romagnoli. Nessuna passerella invece per i vini del Passatore. Sordi se ne intendeva di pubblicità indiretta e non si raggiunse un accordo con l’Ente Tutela Vini. Il marchio fece capolino solo in alcune scene. Per le migliaia di iscritti alla Società del Passatore, nata nel 1969, la soddisfazione di vedere l’immaginaria squadra calcistica del Passatore sconfiggere il Borgorosso per 2 a 0.
Cappelletti western
Nel 1973, in piena fase calante del genere “spaghetti western”, il regista Giuliano Carnimeo sforna “Fuori uno… sotto un altro, arriva il Passatore”. Giova ricordare che nella filmografia del regista questa pellicola s’inserisce tra “Il West ti sta stretto, amico… è arrivato Alleluja” e “Anna, quel particolare piacere”. Il film nasce dalle ambizioni di Benito Bertaccini, di chiare origini romagnole, produttore e sceneggiatore di b-movie negli anni Settanta. Il Passatore, impersonato da George Hilton, scomparso nel luglio scorso, è presentato come un gioviale guascone privo di crudeltà. Un ibrido tra Scaramouche, D’Artagnan e Zorro. Il risultato è scoraggiante. Al suo fianco Edwige Fenech, inscindibile dalla scena “insaponata nella vasca da bagno” (in questo caso una tinozza di legno).
Il Passatore di Serantini
Nel 1977 la Rai realizza uno sceneggiato in tre puntate diretto da Piero Nelli. Le vicende del Passatore sono tratte da libro “Fatti memorabili della banda del Passatore in terra di Romagna” dello scrittore Francesco Serantini, due volte premio Bagutta e tribuno di Romagna, nonché dichiarato sostenitore del marchio vinicolo passatoriano. Grazie all’adattamento di Rina Macrelli e Tonino Guerra, la storia di Stefano Pelloni ha una trattazione plausibile, almeno per l’aderenza al testo di Serantini. Il Passatore è interpretato da Luigi Diberti (reduce dai film con Elio Petri, Mauro Bolognini e Lina Wertmüller) che colpisce nel segno sia per la fisionomia sia per l’interpretazione.
Passatore e 007 a Cortina
Nessun legame tra il dodicesimo episodio della serie di James Bond e la storia di Stefano Pelloni. Anzi no, un legame c’è ed è impalpabile come la neve e solido come il ghiaccio. Perché in “Solo per i tuoi occhi” del 1981 il Passatore si materializza in una scultura di neve alta più di tre metri in piazza Dibona (allora piazza Venezia) a Cortina d’Ampezzo. Il gigante bianco osserva Roger Moore salvare Carole Bouquet dall’aggressione di una coppia di motociclisti. D’accordo, la scena ha una durata di pochi secondi, ma il film è stato visto da decine di milioni di spettatori. Ignari che quella scultura era lì perché dal 1974 l’Ente Tutela Vini e la Società del Passatore avevano stretto un gemellaggio enogastronomico con la città di montagna e ogni anno un artista diverso realizzava una statua con l’immagine del bandito. Quindi: del criminale nessuna nostalgia ma il vino teniamocelo. Prosit.
Ha collaborato Marco Pasqualini

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