Passaporto vaccinale, la Riviera di Rimini dice no

Rimini

La riviera boccia subito il “passaporto vaccinale” allo studio dell’Unione europea. Il concetto “chi è protetto può viaggiare per raggiungere i luoghi della vacanza” è discriminante, perché crea disparità fra Paesi con maggiori disponibilità di dosi e anche fra le persone. Un esempio? I più giovani destinati a essere protetto dopo l’estate.

Albergatori, commercianti e bagnini, quindi, chiedono di lavorare e insistere sui protocolli sanitari: nel 2020 abbiamo dimostrato di essere in grado di offrire una vacanza sicura.

Albergatori

«Se l’obiettivo è quello di fare girare solo chi è vaccinato, allora non ci siamo, sarei preoccupata». È il commento d’esordio di Patrizia Rinaldis, presidente dell’Aia Rimini.

In una ipotetica “corsa alla vacanza”, infatti, qualcuno sarebbe favorito. «Ci sono Paesi, come l’Inghilterra che ha AstraZeneca in casa, che partono avvantaggiati. Nella situazione attuale andrebbero in vacanza solo anziani, medici e operatori della sanità».

La “numero uno” degli albergatori si appella quindi a un “sano realismo”. «Andrebbe privilegiata l’accoglienza sicura. Il rispetto di tutti i protocolli sanitari l’anno scorso ha garantito una vacanza protetta, questo ormai lo sappiamo, lavoriamo in questa direzione».

Passaporto vaccinale, per l’Aia è prematuro parlarne. «Adesso vacciniamo il più possibile, nel frattempo lavoriamo per mettere la riviera sicura. Cosa significa passaporto vaccinale mica l’ho ancora capito? Vanno in vacanza solo i vaccinati? Si allarga la questione anche a chi ha avuto il Covid? A chi fa il tampone? Meglio pensare a vaccinare il maggior numero di persone».

Commercio

Poco entusiasta anche Gianni Indino, nella doppia veste di presidente provinciale della Confcommercio e regionale del Silb. La “bocciatura” fa leva sulla discriminazione. «Chi non si è potuto vaccinare perché non ci sono i vaccini - chiede - cosa fa, sta a casa? Vorrebbe dire fermare le fasce di età più giovani, maggiormente attratte dalla riviera. Non lo trovo giusto».

L’alternativa? «Lavorare sulle zone Covid free».

Bagnini

Mauro Vanni è il presidente della Cooperativa Bagnini Rimini sud, “bandiera” che raggruppo 110 stabilimenti balneari. Anche il suo è un giudizio fra il negativo e il dubbioso. «Se il passaporto vaccinale serve alla dogana, all’aeroporto, può avere un senso. Ma se i documenti li dobbiamo controllare noi non ci siamo. Più che il passaporto spero facciano i vaccini, vaccini per tutti».

Il 2020, ricorda Vanni, ha dimostrato che la pandemia in estate concede una tregua. «Caldo, mare e sole e il virus si attenua. Sono fiducioso, siamo capaci di lavorare in emergenza, la scorsa estate abbiamo offerto servizio e sicurezza. Secondo me in questo momento il passaporto viene usato come strumento di pressione per aumentare la copertura sanitaria: se non ti vaccino non vai in vacanza».

Un deciso “no” al passaporto vaccinale, nella versione diffusa in queste ultime ore, arriva anche dall’assessore alle attività economiche Jamil Sadegholvaad. Sulla pagina Facebook dedicata alla sua attività nella vesta di candidato sindaco alle prossime amministrative in autunno, spiega che le intenzioni sarebbero anche buone, ma per rilanciare il turismo la soluzione è sempre e solo una: vaccinare prima possibile il maggiore numero di persone. A quel punto sì che si potrebbe parlare di ripresa economica e di boccata d’ossigeno in particolare per la riviera delle vacanze.

«Vedo che negli ultimi giorni ha preso piede un gran dibattito sul passaporto vaccinale - ha scritto Jamil Sadegholvaad -. Capisco le buone intenzioni di chi propone un’iniziativa del genere e credo che ogni misura che possa essere di stimolo alla ripartenza del turismo vada perseguita, ma il tema vero è proseguire senza indugi con la campagna vaccinale attivandoci come Paese per reperire il “prodotto”».

Il collo di bottiglia in questa caso è rappresentato dalla campagna vaccinale che con tutti i problemi sopraggiunti non avanza spedita. «Se le vaccinazioni procedono clamorosamente a rilento - conclude Sadegholvaad - reputo poco utile pensare al passaporto vaccinale».

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