Parrucchieri di Imola: «Noi chiusi mentre gli abusivi imperversano»

Imola

IMOLA. Riaprire, il prima possibile. Magari già il 18 maggio. Tutti hanno ricevuto quasi un colpo da ko domenica sera, quando il premier Giuseppe Conte ha spostato la data della fine del “loro” lockdown all’1 giugno, ma con la tenacia che ogni “imprenditore di sé stesso” ha dentro, si sono subito rialzati e hanno deciso di far sentire la propria voce. Così, in questi giorni, parrucchieri e parrucchiere hanno, sia direttamente sia attraverso le associazioni di categoria, spiegato che «Siamo pronti a tornare a lavorare e in piena sicurezza».
Delusione profonda
È quella che ha provato Teresa Lanzoni, del Salone 2T di via Belli (gestito assieme a Tiziana Liberato), al momento dell’uscita del nuovo Dpcm: «Noi pensavamo di aprire molto prima – ecco le sue parole –, anche perché lavorare in sicurezza rappresenta un’esigenza da sempre della nostra professione. In questo lungo periodo di inattività (scattato il 10 marzo, ndr) ci siamo mosse per trovare tutto quello che serve a ripartire, parlo di mascherine, gel igienizzanti, forbici, camici monouso e altro ancora. Investimenti importanti, fatti fra l’altro senza che il Governo abbia ancora deliberato delle linee guida chiare. Però parlando con le associazioni e le aziende del nostro settore abbiamo cercato di anticipare i tempi».
Tanti i temi in ballo, ad iniziare dal modo per attutire le conseguenze del distanziamento sociale che, giocoforza, diminuirà il numero di clienti: «Prima del coronavirus a pieno regime avevamo anche 9 persone nel negozio, con 4 dipendenti a trattarle. Ora dovremo scendere a 4. L’incasso? Ovvio, scenderà, non sarà quello di prima, ma meglio che stare a casa. Cominceremo a lavorare anche il lunedì, ampliando la fascia oraria, però la domenica di riposo quella non si tocca». Sul futuro, Lanzoni la vede così: «Abbiamo bisogno di riaprire, spero già il 18 maggio, anche perché l’abusivismo ci sta assestando il colpo finale e in tal senso servirebbero controlli più severi. Mi aspetto un gran afflusso di clienti subito, ma poi, avendo la gente problemi di soldi, credo che calerà fortemente».
Sicurezza al centro
Spunti molto interessanti arrivano anche dal confronto con Elena Camaggi di Helene Parrucchieri (salone in via Emilia a Toscanella): «È un momento difficile. Come molti credevo di poter riaprire l’11 o il 18 maggio e invece non è così. Il vero problema poi viene dalla mancanza di linee guida: io, su consiglio anche della Confartigianato alla quale sono associata da più di 20 anni e che ringrazio profondamente per il sostegno, ho preferito non spendere soldi in materiale che potrebbe risultare inutile. La sicurezza è al centro della nostra professione da sempre, faremo ciò che ci verrà chiesto e, con il principio di un operatore per ogni cliente, al massimo prenderò dentro due persone. Purtroppo l’aumento inevitabile dei costi potrebbe costringermi a rivedere al rialzo i prezzi, è quasi inevitabile. Intanto ci stiamo attrezzando, avendo un ampio spazio esterno al negozio, per rendere meno pesante l’attesa con poltrone e tavolini». Camaggi, figlia di Franco e Teresa storici parrucchieri di Dozza, punta il dito come i colleghi contro l’abusivismo: «Siamo tutti molto arrabbiati per questo. Dobbiamo tenere chiuso, paghiamo le tasse e certe persone sfruttano la situazione. Come sempre chi si comporta correttamente ci rimette». Francesco Violani lavora, assieme a Chiara Galassi, al Salone Shampoo in via Appia e dall’alto della propria esperienza afferma che: «Quando si potrà riaprire i clienti arriveranno e credo non ci saranno cali neppure dopo. Si tratta di un servizio al quale la gente non rinuncia volentieri. Io sinceramente non mi spiego questa chiusura prolungata, i parrucchieri hanno tutte le prerogative per tornare a lavorare in sicurezza, anche perché è in gioco la nostra salute in primis. Quindi nessuno rischierebbe a vanvera. L’abusivismo e il lavoro nero, ecco le vere piaghe da combattere. Certo si potrà lavorare anche 7 giorni su 7, alla ripresa, ma per i saloni con 9 o 10 dipendenti sarà dura sostenere i costi con le nuove regole sul distanziamento”.

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