Parrucchieri: il green pass divide le opinioni a Cesena
Tampone negativo o vaccino, anche la prima dose. Per andare dal parrucchiere, così come dall’estetista, da ieri è necessario avere il green pass. È sufficiente anche quello base, ma tanto basta per dividere i professionisti sulla bontà o meno della nuova misura introdotta dal governo. «L’80% delle mie clienti senza green pass sono le “settimanali”: quelle che vengono una volta alla settimana a fare la piega o il colore. Già da un primo sondaggio, sembra che il 20 o il 25% di clientela la perderò. Quindi è facile immaginare cosa possa significare in termini di ricadute sui guadagni». Non è contento, Roberto Foschi, il parrucchiere celebre per aver acconciato le miss pronte a sfilare sulla passerella di Miss Italia. La preoccupazione principale, oltre alla mancanza di informazione di molte clienti, «anche stamattina, (ieri, ndr) ho dovuto mandarne a casa una perché non sapeva che ci voleva il green pass», è l’abusivismo. «Ne ho già sentite parecchie, di voci che raccontano di parrucchiere che lavorano in nero, che vanno a fare i capelli a domicilio. Le mie clienti che non potranno più venire da me cosa faranno, staranno senza?». È una domanda ironica, a cui l’acconciatore risponde di getto, senza esitazioni. «Non credo. Ecco, quelle alimenteranno il mercato nero». Nonostante le difficoltà, Foschi afferma però di essere pronto a rispettare le disposizioni. «Sanifichiamo tutto due volte al giorno, usiamo le Ffp2, è ed era sicuro. Ma bisogna fare come dice la legge, e poi le multe sono salate: da 400 a mille euro». Sulla stessa lunghezza d’onda, anche i parrucchieri di Mirkomazz, che guardano con apprensione la pratica di verifica della certificazione verde nei giorni di maggiore afflusso, il sabato e la domenica. «Preoccupati è dire troppo - puntualizzano - ma sicuramente il green pass dà una buona mano all’abusivismo. Perché se uno non è vaccinato, non credo che abbia voglia di spendere 15 euro anche per fare il tampone».