Parla l'allenatore: "Aggressione bestiale, andrò fino in fondo"

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«Il mio desiderio non è la vendetta o la rivincita personale, ma la ferma determinazione di non permettere che quello che è successo venga normalizzato. Quindi è giusto che se ne parli, perché non deve passare in sordina». Francesco Latini è il mister 33enne della squadra Accademia calcio Terni, l’allenatore preso a calci e pugni il giorno di Pasqua dal padre di uno dei piccoli calciatori della squadra avversaria, la Polisportiva Ponte di Nona di Roma. Un’aggressione brutale, o meglio «bestiale», come la descrive il giovane allenatore, che si è consumata allo stadio “Magi” di Gabicce mare, sotto agli occhi degli spettatori sugli spalti e dei ragazzini in campo.

«La cosa che mi ha fatto più male, al di là dei colpi che mi ha inferto alla schiena e del pugno alla mascella tanto forte da stendermi, letteralmente, è stato vedere i “miei” bambini piangere. Perché io, per loro - racconta Francesco con ferma determinazione - sono un punto di riferimento, sono il loro “maestro”. E temo che la scena del mister a terra, che poi viene caricato sull’ambulanza a sirene spiegate, non se la dimenticheranno mai».

«Nel calcio non è una novità»

La ferrea volontà di raccontare quanto accaduto sul manto d’erba dello stadio di Gabicce nasce da una preoccupazione di fondo per un fenomeno che secondo Latini «il mondo del calcio vive da tempo e che con il Covid si è acutizzato». Essendo lo sport più seguito, «per la legge dei grandi numeri, è più probabile che tra i tifosi di questa disciplina si trovino persone che sfruttano le partite e le competizioni sportive per dare sfogo alla propria aggressività e alle proprie frustrazioni, ed episodi di violenza e scorrettezze purtroppo non sono una novità. Il calcio riesce a essere contemporaneamente lo sport più bello e più brutto al mondo». Ripensando alle risse tra tifosi, ma anche alle insistenze dei genitori con gli allenatori o tra gli stessi calciatori, Latini rileva che «troppo spesso, il calcio passa su binari che poco hanno a che fare con il rispetto, l’educazione e il divertimento».

La maleducazione

Educazione e rispetto sono proprio gli elementi che il pomeriggio di Pasqua, nello stadio di Gabicce, erano i grandi assenti. A scatenare l’ira del padre del baby calciatore della Ponte di Nona è stato infatti un ammonimento al 12enne da parte di entrambi gli allenatori in campo, motivato dalle scortesie del ragazzino durante il gioco. «Lui, il figlio dell’uomo che mi ha aggredito - racconta Latini - ha provato a colpire con uno schiaffo un mio giocatore, così io e il suo allenatore siamo intervenuti dicendogli di essere educato e di non usare le mani. Ma il ragazzino mi ha risposto portando l’indice davanti al naso, facendomi il gesto di tacere e dicendomi, urlando, “tu devi stare muto”». Frasi e gesti a cui l’allenatore ha replicato intimandogli di usare modi più educati, riscuotendo la solidarietà del mister della squadra avversaria, che ha reagito sostituendo il ragazzino, dopo aver “battuto il cinque” a Latini. «Ma mi sono voltato di spalle e in un decimo di secondo sono stato raggiunto da questa bestia che mi ha dato un destro al volto, colpendomi da dietro, alla mandibola, scaraventandomi a terra. E appena caduto mi ha dato un calcio alla schiena, colpendomi ai reni. Poi è intervenuto il presidente della nostra squadra che l’ha trattenuto, sennò lui avrebbe continuato e io avrei fatto una brutta fine».

Intervento evitato per un soffio

Una volta caricato sull’ambulanza, il 33enne Latini è stato condotto all’ospedale Ceccarini di Riccione, ma la gravità delle condizioni, peggiorata in serata, ha costretto i medici a trasferirlo al Bufalini di Cesena. «Sono arrivato in codice rosso, c’era la sala operatoria già allestita, pronta per l’operazione, che ho evitato solo perché il rene non ha iniziato a sanguinare e i chirurgo ha deciso di tenermi in osservazione una notte». Ieri sera, alla fine, Francesco è stato dimesso dall’ospedale con 30 giorni di prognosi, e con lui se ne è uscita anche una denuncia, partita d’ufficio, per lesioni gravi nei confronti dell’aggressore. «Andrò fino in fondo - assicura - e intanto, dalla squadra romana non ho avuto nessun contatto diretto. So, però, che hanno fatto un post di scuse su Facebook».

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