Pari: Ogni promessa è debito (pubblico)

Gli eventi catastrofici, quasi  sempre mettono a nudo le fragilità delle nazioni, nel nostro caso, una sanità il cui personale merita il plauso e la riconoscenza di tutti i  cittadini, ma troppo differente per qualità e mezzi tra le varie regioni, sotto dimensionata per i tagli o i mancati investimenti. Questo è il primo dato, credo oggettivo, emerso nell’emergenza del coronavirus. 

Del resto, una parte della politica italiana prospera da molti decenni sulle promesse, o peggio, sulle realizzazioni con fini elettorali. È evidente, che chiunque desidererebbe la riduzione dell’età pensionabile, l’elargizione di “bonus” sugli stipendi,  la garanzia di una scuola efficiente e gratuita anche a livello universitario. È altresì evidente, che pochi politici indicano chiaramente ove reperire le risorse per i loro accattivanti programmi, salvo la solita, banale, patetica “caccia all’evasore”, auspicabile,  ma mai realmente risolutrice. In un paese indebitato oltre misura, le promesse realizzate senza coperture sono peggiori di quelle inevase: portano a tagliare, o non finanziare i servizi più importanti e meno visibili, in alternativa, ad aumentare il debito, divenuto per noi difficilmente sostenibile, deleterio per le future generazioni.  Tutto ciò che negli ultimi decenni è stato realizzato senza adeguata copertura finanziaria, ha creato un debito pubblico esorbitante, sulla soglia dei 2.500 miliardi, più o meno, 40.000 euro per ogni cittadino italiano.
Qualcuno potrebbe sostenere che si può continuare a vivere anche con i debiti. Certamente, fino a quando qualche altro continuerà a finanziarli.  Il corona virus ci ha permesso di comprendere che la sanità avrebbe necessità di significative risorse, la ricerca di ingenti investimenti, la scuola di un drastico ed innovativo rinnovamento, le imprese di imponenti aiuti, soprattutto in caso di crisi del sistema, dovute a calamità imprevedibili.
Tutto questo, per noi è molto complesso. Oberati dai debiti, dobbiamo chiedere alla “mamma Europa” , che ovviamente, in situazioni drammatiche come le attuali, concede investimenti significativi, sufficienti a tamponare,  non certo a rinnovare un paese. Anche i mercati sono stati fino ad ora magnanimi, non per bontà, semplicemente perché la banca centrale europea ha acquistato parte del nostro debito, calmierando la speculazione. Negli ultimi anni, la scarsa crescita mondiale ha consentito una prolungata riduzione dei tassi di interesse, consentendoci significativi risparmi, purtroppo, non utilizzati per iniziare un percorso virtuoso a riduzione dell’indebitamento. Pensiamo giustamente alle problematiche ambientali, ma la situazione finanziaria è altrettanto grave, divenuta drammatica nell’emergenza.
Un padre responsabile, non dovrebbe lasciare ai figli un debito enorme, con conseguenti peggiori prospettive di vita. È necessario prenderne coscienza, eleggere in futuro politici lungimiranti, che imposteranno programmi elettorali con adeguate coperture, riduzione drastica della burocrazia, taglio delle tante strutture inutili, arcaiche, dannose ed obsolete, contenimento dei costi di mantenimento dello stato. I tagli porteranno beneficio soprattutto alle classi meno abbienti, che altrimenti, avranno sanità, pensioni e servizi ridotti ai minimi termini, mentre i benestanti si avvarranno delle strutture private.
Anche le imprese otterranno importanti vantaggi, tra i quali la riduzione dell’enorme tassazione, che consentirà maggiore competitività sui mercati internazionali. Il paese acquisirà credibilità, non saremo più soggetti alle speculazioni, riusciremo a gestire le emergenze con maggiore tranquillità e sicurezza, mentre ora, colmi di debito, siamo chiusi in una morsa, tra le problematiche sanitarie e quelle economiche. Abbiamo ascoltato le promesse di tanti politici, ma purtroppo, da troppo tempo, in molti casi , “ogni promessa è debito (pubblico) “ .

*Docente e Referente di Sede d’Esami Universitaria 

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