Paolo Stella e "La luna piena delle fragole" a Forlì

Nasce da una scommessa, “La luna piena delle fragole”, il primo romanzo per ragazzi di Paolo Stella, attore di tv e cinema, regista e influencer con 338.000 follower. Stella presenta il suo libro, che è illustrato da Giuseppe Lo Schiavo, questa sera alla Fabbrica delle Candele di Forlì, (ore 18).

«Due anni fa ho pubblicato “Per caso”, che raccontava la storia di una persona a 11 e a 35 anni. La casa editrice De Agostini si è interessata alla modalità di scrittura con cui avevo presentato il bambino – ricorda Stella – e mi ha chiesto di scrivere qualcosa. Con l’associazione di psicoterapeuti Argo e con Anna Bonfanti sono andato a conoscere allora comunità e case famiglia come la Fraternità Capitanio di Monza. Quella richiesta editoriale è diventata così una mia esigenza di raccontare una generazione diversa dalle altre: nata digitale, e con due anni di pandemia alle spalle. A noi insegnavano l’interazione, la bellezza del primo bacio… Per questi ragazzi l’abbraccio porta il contagio, un’esperienza che li ha segnati moltissimo!».

Le sette isole a cui approda man mano Nessuno, il protagonista del libro, sono metafora di questo stato?

«Ogni isola rappresenta una forma di solitudine: indotta da disturbi alimentari, da problemi di accettazione o legati alla famiglia… Centinaia di ragazzi hanno scritto infatti identificando la propria condizione in sfaccettature delle diverse isole».

E i social?

«Gli si attribuisce tutta la responsabilità di un problema generazionale ma sono semplicemente un mezzo, forse una via di fuga e noi adulti che abbiamo vissuto tutt’altra realtà, non possiamo dare giudizi. Il problema vero invece è insito in famiglie sempre più assenti davanti alle richieste dei ragazzi, incapaci di dare punti di riferimento e solidità di fronte alle grandi solitudini. In un mondo che chiede una forte performatività si perde di vista che nella ricerca di una meta, nella costruzione di un rapporto, occorrono lavoro, e cura». Quanto c’è di lei in Nessuno?

«Gli altri miei libri partivano dalla mia storia, del resto non ci si può scostare da se stessi e dalla propria esperienza. Qui però ci sono piuttosto i ragazzi che ho conosciuto, il romanzo anzi è dedicato a dieci di loro che ho incontrato alla la Fraternità Capitanio, tutte persone particolari che si sono regalate con generosità».

E il gabbiano chiacchierone, compagno di viaggio del protagonista?

«Entrando in relazione con personalità così fragili, avevo bisogno di una guida, per me e per loro: ed ecco l’idea del gabbiano- psicologo. Anzi, con Argo abbiamo elaborato un progetto legato a questa idea: da gennaio presenteremo il libro nelle scuole e agli insegnanti verranno consegnati fascicoli che permettano loro di riconoscere queste solitudini, e affrontarle».

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