Paolo Domeniconi presenta il suo disco solista "L'ultimo ribelle"

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Paolo Domeniconi, noto musicista romagnolo, leader della storica band The Rebel Cats, di cui fanno parte anche Paolo Peddis, Fabio Signorelli e Stefano Prati, fa il suo debutto come solista con l’album rockabilly interamente in italiano dal titolo “L’ultimo ribelle”, registrato dal vivo tra L’Amor Mio Non Muore e il Crinale Lab, due laboratori musicali della Romagna.

L’album si compone di nove tracce, di cui otto inediti e una cover e la sua uscita è stata preceduta dal video del singolo “Good morning Teds”. Ad accompagnare Domeniconi nel live di presentazione a Forlì e nella registrazione i musicisti Mattia Montesi, Don Antonio Gramentieri, Luca Giovacchini, Piero Perelli e Vince Valicelli.

Com’è nata l’idea per questo album? E quanto tempo ha impiegato per ultimare il lavoro?

«L’idea è nata durante il lockdown, quando ho finalmente realizzato il desiderio che avevo da anni di mettere alcuni miei pensieri sotto forma di testi sopra musiche che avevo da tempo nel cassetto. Ho iniziato a registrare il primo maggio 2021 e in tre giorni ho finito. A tal proposito ricordo un aneddoto divertente. Dopo due giorni dall’inizio della registrazione era arrivato il mio turno di cantare, ma io, non sentendomi pronto, avevo chiesto di rimandare. Quella sera ci ritrovammo a cena al Crinale Lab e proprio quando stavo per salutare e andarmene il mio produttore, Gramentieri, mi fermò e mi disse: “Paolo ora andiamo a cantare, credimi questo è il tuo momento”. Aveva ragione, in un’ora infatti registrai tutti i pezzi. Lui ebbe la sensibilità di capire che in quel momento io avrei dato il meglio».

Il suo album si intitola “L’ultimo ribelle”. Lei si reputa un ribelle nella musica? E nella vita?

«Penso di essere un ribelle nel concetto che ho della musica e nel mio modo di viverla. Musicalmente mi sono sempre sentito libero e ho sempre fatto quello che mi piaceva. Non ho mai seguito mode, ma solo il mio istinto musicale e la mia passione, che ho portato avanti nel tempo. Mi sento un ribelle anche perché nonostante la mia età, di fronte alle ingiustizie sociali, mi indigno ancora con la stessa rabbia e forza di quando ero un ragazzo».

Molti dei testi presenti nell’album sono stati scritti in collaborazione con Claudio Molinari. C’è qualche pezzo in particolare di cui ci vuole parlare?

«Esatto, nell’album c’è anche un pezzo completamente mio, uno che ho scritto insieme a Fabio Signorelli e un altro che ho realizzato con Vince Vallicelli. Ho messo un’unica cover, “Gioia e rivoluzione” degli Area, che esprime il mio concetto di ribellione, cioè il motivo per cui ho iniziato a suonare e suonerò sempre. Invece con Molinari c’è stato un bellissimo scambio di vedute, io gli ho fatto sentire le musiche che avevo composto e gli ho detto quello che mi trasmettevano e lui è stato in grado di interpretare fino in fondo i miei pensieri e il mio animo e di metterli nei testi».

Lei lavora da sempre con la musica. Da dove nasce questa passione?

«Decisivo per me è stato l’incontro con Maurizio Monti, grande pittore e grande musicista, purtroppo venuto a mancare l’anno scorso. L’ho conosciuto alla scuola d’arte e grazie a lui è nata la mia passione per la chitarra e il canto. Importante è stata poi la nascita dei The Rebel Cats, con cui non ci siamo limitati a suonare, nel 1985 abbiamo anche formato il Memphis Club e per dieci anni abbiamo organizzato a Forlì il primo raduno rockabilly internazionale».

Ha in mente di fare altro come solista?

«Per ora vorrei portare avanti questo progetto, di cui sono molto orgoglioso, con tutti i musicisti con cui ho suonato a Forlì per la presentazione del disco. Per me è già un successo aver potuto realizzare un vinile del mio album, altra scelta che definirei ribelle. Nel frattempo comunque continuo a scrivere pezzi e a fare concerti con The Rebel Cats».

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