Allo stop imposto dal Governo Meloni alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali all’anagrafe, ha replicato anche il commissario europeo per la Giustizia Didier Reynders, ribadendo «l’obbligo per gli Stati membri di riconoscere i figli di genitori dello stesso sesso». Ma la situazione in Italia resta complicata e mancano norme chiare.
«A Forlì siamo state accolte bene – afferma Paola Possanzini, mamma di tre bambini insieme alla moglie Sonia Caruso – i nostri figli non hanno problemi, anzi abbiamo molta solidarietà. Il problema è il vuoto legislativo, ci sono famiglie che esistono e che lo stato italiano si rifiuta di riconoscere in qualunque modo, ti cancellano Uno dei modi più semplici per riempire il vuoto sarebbe allinearci a tutti i paesi europei che hanno riconosciuto il matrimonio egualitario dove i figli acquisiscono tutti i diritti da subito. L’Italia invece rifiuta il certificato europeo di filiazione, un documento che stabilisce che se sei genitore in uno stato europeo lo sei anche negli altri. Il governo Meloni sta facendo campagna ideologica – prosegue Possanzini – Il richiamo alla gestazione per altri è una questione che era già stata tirata in ballo nel 2016 e in questa fase viene strumentalizzata per motivi politici. In realtà c’è un buco legislativo che è una responsabilità del Governo, servono strumenti che ci aiutino nella vita di tutti i giorni».
Paola e Sonia hanno tre figli: Sonia ha dato alla luce la primogenita Giulia e dopo qualche anno Paola ha partorito i gemelli Gabriele e Paride. Nel 2020 dopo due anni di battaglie il tribunale di Bologna ha riconosciuto ufficialmente il legame dei tre fratellini arcobaleno con due sentenze innovative che hanno accolto le istanze delle due mamme dei bambini. «I nostri figli sono stati dichiarati fratelli con la stepchild adoption, che però non è paragonabile a una trascrizione o a un riconoscimento alla nascita che forniscono una genitorialità piena, riconoscendo in automatico gli ascendenti e i discendenti. Ogni volta che dobbiamo fare dei documenti o compilare dei moduli (per la scuola, per l’Ausl, ecc..) dobbiamo sempre avere in tasca la sentenza del giudice per fare valere i diritti dei nostri figli. Gli impiegati non hanno gli strumenti per fare il proprio lavoro, chi governa dovrebbe vedere da vicino i problemi legati alla burocrazia che abbiamo noi, ma anche coloro che devono gestire situazioni come la nostra, per questo motivo diversi sindaci sono scesi in piazza in questi giorni. È ora di formare gli impiegati pubblici in maniera moderna e dare loro tutti gli strumenti per lavorare».