Palazzo: il lavoro agile da casa

In queste settimane l’Italia sembra aver finalmente scoperto che tecnologia, “lavoro agile” e apprendimento a distanza possono essere un alleato chiave in questa emergenza.
Mi occupo di sostenibilità e sono da quindici anni una felice smart worker; scopro, proprio in questi giorni, che molte aziende ancora fanno “resistenza” verso questo modo di lavorare. Ignorandone i benefici per tutti; per i propri conti, per i lavoratori, l’ambiente e la comunità. Il concetto caro a chi si oppone temo sia ancora il “ti vedo=produci”; un’equazione falsa e obsoleta (fermo restando che non tutti i ruoli possono essere svolti da remoto, ovviamente). Vediamo perché.

Intanto è importante distinguere fra soluzioni di “lavoro agile” e soluzioni di telelavoro. Telelavorare significa lavorare a distanza, con gli stessi orari, obblighi, dotazioni della postazione aziendale, nonché da un luogo fisso e prestabilito. Un ufficio remoto privo di flessibilità e misurato dagli orari di presenza e collegamento piuttosto che dal raggiungimento degli obiettivi.
Lavorare in modo agile, significa prima di tutto cambiare la cultura del “ti vedo allora produci”; oltre a consentire lo svolgimento della prestazione lavorativa da qualsiasi luogo, prevede che il dipendente scelga quando lavorare (compatibilmente con il ruolo e le necessità di interazione con colleghi, partner e clienti). È così che lo smart working favorisce il bilanciamento fra vita lavorativa e vita privata; l’unità di misura diventa il raggiungimento degli obiettivi condivisi, non il tempo che passiamo in ufficio (magari sfogliando pagine social).
Per le aziende e i dipendenti lo smart working rappresenta una vera e propria evoluzione grazie a questi aspetti dimostrati da studi italiani e internazionali:

  • Diminuzione dei costi aziendali: un approccio strutturato al lavoro agile consente di pianificare al meglio le necessità aziendali attuali e future. Eliminando le postazioni di lavoro fisse sono necessari meno spazi fisici e si riducono le spese energetiche (acqua, energia); diminuiscono i costi per le mense aziendali così come, grazie all’adozione di soluzioni Cloud (totali o parziali) è possibile abbattere sensibilmente il costo per le infrastrutture tecnologiche interne (la nota Total Cost of Ownership). Inoltre la mancanza di orari predefiniti elimina la logica dello straordinario insieme alle voci retributive legate a sede e orari fissi. In soldoni? Telework Research Network stima un risparmio medio di $10.000/anno per lavoratore al 100% in smart working (Stati Uniti, fonte PGI); per l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano il risparmio medio si attesta intorno al 30% sui costi di gestione degli spazi fisici.
  • Diminuzione dell’impatto ambientale: Il lavoro agile riduce il traffico e quindi l’inquinamento, contribuisce a ridurre le necessità energetiche (delle aziende e del Paese) e si stima (fonte Global Workplace Analytics) che impatti gli indici di micro-criminalità (le case non restano vuote durante il giorno) oltre che favorire il ripopolamento delle aree rurali.
  • Aumento della produttività e dell’indice di “felicità”: secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, l’aumento di produttività medio è del 15% mentre la riduzione del tasso di assenteismo tocca il 20%. La concentrazione d’altra parte migliora con il diminuire delle distrazioni inutili. Il dato più importante è però il miglioramento dell’equilibrio fra lavoro e vita privata, confermato dall’80% dei lavoratori che utilizzano lo smart working; più tempo per la famiglia, possibilità di vivere in zone meno care con più alta qualità di vita, riduzione dei costi per gli spostamenti casa-lavoro e maggiore motivazione sono solo alcuni degli aspetti positivi che ricerche e osservatori evidenziano.
Speriamo che questa emergenza finisca presto e bene; speriamo anche che rappresenti un momento di riflessione verso le opportunità che l’innovazione ci offre e che il futuro ci richiede. Ripartire in maniera sostenibile sarà un imperativo ancor più categorico di prima, gli strumenti per farlo ci sono tutti.

* Consulente per lo sviluppo sostenibile

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