«Mio padre ha fatto di tutto per salvare Mercatone»

RIMINI. «Vanno considerati innocenti anche coloro che non si sono potuti difendere, mi riferisco a mio padre Luigi Valentini e al suo amico socio Romano Cenni». Gianluca Valentini è stato appena assolto dalla pesante accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione, per il crac della società Mercatone Uno, perchè il fatto non sussiste, e il suo primo pensiero va al padre Luigi dichiarato non processabile per motivi di salute. «In questi tre anni io e la mia famiglia, e soprattutto io e mio padre, siamo stati oggetto di accuse infamanti, di avere spogliato il nostro gruppo di trecento milioni, di aver messo migliaia di lavoratori in mezzo a una strada».

«Ma purtroppo – spiega Valentini – la perdita di lavoro è una conseguenza tragica di una crisi aziendale, come ce ne sono tante. Per i consumatori che si sono trovati a pagare merce mai ricevuta non è nostra responsabilità ma di chi è succeduto all’amministrazione straordinaria, la Shernon, holding che tra l’altro ha un processo a suo carico in corso a Milano in cui non c’entriamo nulla».
«Le perizie svolte dinanzi al Tribunale di Bologna hanno sancito l’assoluta legittimità e liceità delle operazioni societarie, tutte svolte alla luce del sole e con l’ausilio dei migliori consulenti italiani. Lo stesso giudice Truppa nel leggere la sentenza di assoluzione ha voluto anche spiegare che nella distribuzione delle riserve, anche per gli anni antecedenti il fallimento, gli strumenti finanziari messi a disposizione da Cenni e Valentini andavano a coprire i prelievi», spiega l’avvocato Paolo Righi che è stato al fianco di Valentini sin dal primo momento dei sequestri, seguendolo per tutto il procedimento, affiancato poi dal professor Filippo Sgubbi.

«Ci hanno accusato di avere rubato, è un’accusa pesantissima» spiega Valentini aggiungendo: «Mio padre ha fatto di tutto per salvare Mercatone Uno, rinunciando anche a crediti per 8 milioni e 800mila euro. Nulla è stato occultato e tanto meno sottratto, per noi era un investimento che alla fine purtroppo, ma non per colpa nostra, si è concluso con un fallimento dovuto alla crisi».
Il gruppo Valentini entrò infatti in Mercatone Uno, proprio per investire su un suo grosso cliente, prima con il 20 per cento poi con il 30 per cento, per avere uno sbocco nel retail.
«Ma siamo sempre stati in minoranza nel gruppo fondato da Romano Cenni» spiega Gianluca Valentini che ricorda come anche la stessa azienda di famiglia, le Industrie Valentini, hanno subito il crac di Mercatone: «Era il trenta per cento del nostro fatturato».

Se adesso può tirare un sospiro di sollievo non è ancora finita per Gianluca Valentini, che, a causa del processo, ha dovuto rinunciare all’incarico di presidente del cda del gruppo Neodecortech, azienda quotata in borsa di cui fanno parte tre società: Confalonieri, che crea carte decorative, Cartiere di Guarcino, che produce carta decorativa e Bio Energia Guercino, impianto di cogenerazione per autoproduzione di energia elettrica. «Subito dopo saputo dell’assoluzione, ho chiamato familiari e amici, poi sono andato a prendere i miei figli a scuola. E subito dopo ho iniziato a pensare come potere rientrare nel mio ruolo».
C’è infatti anche la possibilità che il pm faccia ricorso contro la sentenza di assoluzione del tribunale di Bologna, per cui Gianluca Valentini potrebbe ancora trovarsi imputato. Intanto si impegna nel ruolo di consigliere nelle Industrie Valentini e nella finanziaria di famiglia.

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