Pacifico al Cantiere poetico di Santarcangelo

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Il ruolo dei maestri, la forza della parola, il potere immaginifico dell’arte, parole d’ordine del Cantiere poetico per Santarcangelo, perfettamente calzanti col protagonista della serata di sabato 11. Si tratta di Pacifico, all’anagrafe Luigi “Gino” De Crescenzo, uno degli autori più apprezzati dell’attuale panorama musicale italiano, che salirà sul palco dello Sferisterio alle 21.30, con accanto Antonio Leofreddi alla viola, alternando canzoni e monologhi a letture, tra cui versi di poeti santarcangiolesi a cui si è molto appassionato.

Nato a Milano il 5 marzo 1964, di origine partenopea, cantautore e interprete dalla voce pacata e dallo stile riconoscibilissimo – anche se come ci ha confidato «ho iniziato tardi, avevo 40 anni» –, ha all’attivo preziose collaborazioni con i più noti autori e artisti italiani da Celentano a Zucchero, Mannoia, Nannini, Vanoni, Malika Ayane, Venditti, Bocelli, Raf, Avion Travel, Morandi, Bersani, solo per citarne alcuni.

Partito da chitarrista e fondatore dei Rossomaltese, ha dato avvio a una folgorante carriera da solista nel 2001, esordio punteggiato da riconoscimenti prestigiosi tra cui il Premio Grinzane Cavour, il Premio Recanati 2001, la Targa Tenco 2001 per la miglior opera prima. Sei album e due Ep, fortunate presenze sanremesi tra cui quella alla 69ª edizione, nel 2018, che lo ha visto accanto a Bungaro e Vanoni col brano “Imparare ad amarsi”, classificandosi al quinto posto. Tra i suoi lavori più ascoltati “Gli anni davanti”, colonna sonora del film di Fabio Volo “Genitori vs influencers” così come le musiche del film “Ricordati di me” di Gabriele Muccino.

Pacifico, l’edizione 2021 del Cantiere è dedicata ai maestri, quali sono i suoi?

«Ce ne sono tanti. Tanti illustri personaggi della musica e dell’arte, come Battiato ma anche persone comuni. Volontariamente o involontariamente i miei genitori, mia madre operaia che ha fatto tanti sacrifici per far entrare in casa un pianoforte e mio padre per acquistare una bellissima chitarra. E poi un’insegnante di lettere della scuola superiore, colta e profonda, che senza dirmi il perché mi convocò a scuola, facevo il 2° anno, per farmi ascoltare dei dischi. Con lei ho un debito di gratitudine, mi ha indicato una strada».

Lei viene definito un cesellatore di parole, capace di evocare atmosfere usando frasi che diventano subito immagini. Che ruolo hanno le parole oggi?

«Siamo al centro di una tempesta di parole, c’è una diffusione capillare di parole e immagini e in questa velocità di fruizione rischiamo di perderle. Andrebbe fatto un lavoro molto accurato per proteggerle. Sono anche io in grande confusione, perché molte restano in superficie».

Per evitare questo rischio è bene coltivare la parola poetica?

«Sì, credo che la poesia abbia un valore perché preziosa. Lo avverto da molti ventenni che nell’ascolto hanno una certa tensione. Nella platea dei miei concerti ci sono diversi pubblici e c’è chi è attento alla poesia».

Quindi è ottimista?

«La speranza bisogna sempre averla. Io ho un figlio di 10 anni che mi dà filo da torcere ma credo sia importante offrirgli tutte le opportunità, dai fumetti ai video ai film, tutto lascia un segno».

È felice di tornare in Romagna?

«Tantissimo. È una terra che ti permette un’iniezione di follia e ti provoca una tempesta interiore. Prima della mareggiata pandemica avevo preparato un lavoro con alcuni musicisti romagnoli, sono molto legato agli Extraliscio e a Elisabetta Sgarbi che è anche la mia editrice. Venire a Santarcangelo è come ricevere una scossa, perché è la culla dei poeti e io devo capire perché è accaduto».

Sono in molti a sostenere che la tradizione dei matti abbia avuto una sua influenza.

«Ne sono convinto anche io. Può essere una spiegazione giusta».

Lei si appassionato ai testi di Pedretti e di Baldini, li leggerà?

«Sì, certo, c’è in particolare la poesia di Pedretti, “Mio babbo”, che ho scoperto per caso e subito amato, che leggo sempre. Leggo in italiano e qualcosa perdo ma l’emozione arriva comunque forte».

Cosa accadrà nella serata dell’11?

«Sarà una serata aperta, di condivisione col pubblico, io sarò al piano e alla chitarra accompagnato da Leofreddi. Le canzoni saranno alternate da letture e io dialogherò con Fabio Biondi».

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