Ottimismo e prospettive: il mercato del lavoro è in salute

Ogni tanto arriva anche qualche “buona nuova”, perché nonostante continui a perdurare il clima di incertezza dovuto al conflitto in corso, all’inflazione che frena ma non si ferma e alla temuta ripresa dei contagi da Covid, il mercato del lavoro locale sembra comunque mostrare una certa vitalità; oltre ad una buona dose di ottimismo. A dirlo sono i dati appena pubblicati nell’ultimissimo bollettino Excelsior, che ogni mese traccia l’andamento delle prospettive di assunzione da parte delle attività provincia per provincia. In Romagna i risultati parlano chiaro, perché nel solo mese di gennaio sono previste 10.750 nuove assunzioni, quindi un 6,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2022, quando l’Italia intera era alle prese nella lotta contro la variante Omicron. Ancora meglio sono però i numeri previsionali per il trimestre gennaio-marzo, con le attività imprenditoriali del territorio che stimano di inserire ben 30.870 lavoratori, che vorrebbe dire un solido 15% in più rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.

Settori e professioni

Entrando ancor più nello specifico della fotografia scattata da Unioncamere e Anpal – che realizzano i bollettini del sistema informativo Excelsior – ad assorbire il maggior numero di nuovi ingressi sarà soprattutto l’area romagnola dei servizi (in cui rientra anche il comparto del turismo), con il 62% del totale, mentre il restante 38% verrà assunto all’interno dei vari comparti industriali. Parlando, invece, delle figure professionali maggiormente richieste, in prima posizione svettano gli operai specializzati e i conduttori di impianti e macchine. Si tratta di una tendenza consolidata ormai da qualche anno questa, dato che la richiesta di manodopera adeguatamente formata è in crescita costante, seguita a stretto giro dalla categoria professionale che comprende impiegati, professioni commerciali e nei servizi. Insieme queste due figure andranno a coprire circa il 65% della richiesta, mentre il restante 35% sarà indirizzato verso l’assunzione di dirigenti, tecnici e manodopera non qualificata. Come detto dal presidente di Unioncamere nei giorni scorsi, l’andamento dell’occupazione sembra riflettere una rinnovata fiducia da parte delle imprese. Dopo l’allarme provocato dalla guerra sul suolo ucraino e, soprattutto, dalla crescita dei prezzi energetici, delle commodities e della logistica tutta, la sensazione è che il sistema produttivo romagnolo più strutturato stia riuscendo a intraprendere un percorso in qualche modo di adattamento al nuovo contesto. Questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori, perché la situazione economica è tutto tranne che migliorata, ma è un fatto che la capacità di saper reagire alle sfide più difficili è un tratto distintivo dell’imprenditoria solida. Non bisogna poi dimenticarsi la spinta del Pnrr che, con i milioni di euro in arrivo anche sul territorio romagnolo, rappresenta certamente uno stimolo importante nell’organizzare una visione di crescita nei prossimi mesi.

I numeri per provincia

Scendendo ancor di più nel dettaglio, nel solo mese di gennaio a prevedere i maggiori ingressi lavorativi è il territorio della provincia di Forlì-Cesena, con 3.970 assunzioni stimate, quasi il 17% in più rispetto all’inizio del 2022. Più stabile Ravenna che, con 3.620 inserimenti previsti, mostra un primo mese dell’anno leggermente più timido in confronto a quello passato (meno 1,6%). Infine c’è Rimini, dove entreranno nel circuito del lavoro 3.160 persone entro il 31 gennaio. Guardando ora all’orizzonte trimestrale, questa volta è Ravenna a svettare con quasi 11mila assunzioni previste (più 13,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato), seguita da Forlì-Cesena con 10.280 assunzioni e Rimini con 9.760. Numeri, questi, che portano le previsioni di inizio anno a livelli superiori rispetto al pre-Covid. Sulle tipologie contrattuali al momento non vi sono dati provinciali, ma le analisi nazionali fatte da Unioncamere e Anpal dicono questo: il 41,3% delle nuove assunzioni saranno con contratti a tempo determinato, il 24,3% a tempo indeterminato, il 14,7% in somministrazione e un 8,8% con altre tipologie contrattuali.

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