Ospedale di Imola, i sindacati proclamano lo stato di agitazione

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Ieri è stato proclamato lo stato di agitazione del personale dell’Azienda Usl di Imola iscritto alla Uil a seguito delle aggressioni all’ospedale Santa Maria della Scaletta delle ultime settimane (il 29 maggio la distruzione del vetro della portineria, il 7 giugno l’aggressione al Pronto soccorso) e delle criticità sul futuro della sanità pubblica.

Le aggressioni

Come sottolineano Giuseppe Rago, coordinatore della Uil-Flp cittadina, e Paolo Palmarini, segretario generale della Uil-Flp di Bologna e dell’Emilia-Romagna, «eravamo stati molto chiari nei giorni scorsi quando chiedemmo risposte precise, puntuali e, soprattutto, urgenti in merito alle gravi aggressioni succedutesi a distanza di breve tempo contro il personale. Nel corso di queste aggressioni si è passati da danni alle cose a danni alle persone. Quelle persone sino a ieri eroi ed oggi abbandonate a se stesse, divenendo dei veri e propri martiri. Non accettiamo – aggiungono – di attendere che avvenga il fattaccio né rassicurazioni generiche. I tempi di incontri e riunioni sono scaduti, occorre agire».

La criticità

Sulle difficoltà che sta vivendo la sanità, «non ci convincono le risposte evasive che l’Ausl di Imola ci fornisce circa il blocco operatorio – continuano Rago e Palmarini –, i reparti di medicina, il turn-over non sostituito, le problematiche che ormai si osservano con costanza in ogni reparto del Santa Maria della Scaletta e sul territorio».

E «se da una parte è infatti indubbio che il Governo, con una fantasiosa interpretazione, continua a pensare che la gestione della pandemia possa essere ricondotta nell’ambito delle risorse “ordinarie”, determinando un evidente disavanzo dei conti della nostra Regione, dall’altra parte sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà del personale, ridotto ormai allo stremo, e dei cittadini rispetto alle inaccettabili liste d’attesa. In assenza di ulteriori assunzioni, stabilizzazioni e di un’adeguata valorizzazione del personale, il potenziamento della medicina territoriale e l’ambizioso piano di recupero delle liste d’attesa (annunciato da viale Aldo Moro, ndr) diventano pura utopia».

Dunque, «è sempre più attuale la necessità di aprire una vertenza sanità in Emilia-Romagna – rilanciano – che coinvolga anche le istituzioni locali, affinché si esprimano e assumano chiari orientamenti per delineare una prospettiva certa sui servizi sanitari e che dia dignità al lavoro di tutti i professionisti e gli operatori che ogni giorno sono al servizio della collettività imolese».

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