Omofobia a Rimini, Arcigay: «Doveva imbiancare la nostra sede ma non ha finito»

Forlì

RIMINI. Già non è stata una giornata piacevolissima per il 57enne di Forlì inviato dal giudice a tinteggiare la sede dell’Arcigay. Era la sua “punizione” per avere partecipato a un finto funerale al di sotto del Comune di Cesena proprio mentre due ragazzi celebravano le proprie nozze sotto forma di unione civile. Una protesta ritenuta discriminatoria, tanto è vero che dieci esponenti di Forza nuova sono accusati di omofobia sulla base della legge Mancino.
Non era stata una bella giornata, si diceva, perché all’arrivo dei giornalisti l’uomo ha chiamato la polizia, perché non voleva essere né fotografato né intervistato. Legittimo. Adesso però il presidente dell’Arcigay fa notare che il lavoro di imbiancatura non è proprio venuto a regola d’arte. «Ha lasciato indietro un vano del corridoio - fa notare Marco Tonti -. È arrivato alle 9 ed è andato via alle 15,30, doveva lavorare 8 ore e non siamo stati lì a fare i fiscali, a noi interessava che facesse un buon lavoro. Poi c’è stato quel momento di tensione. Ci saremmo passati sopra a quell’ambiente non tinteggiato».

Ci è stato segnalato un commento discutibile su Facebook. Lei lo ha visto? «Sì. Ha fatto un commento in cui si è espresso utilizzando frasi omofobe, e il nostro avvocato Christian Guidi ha chiamato il suo legale e gli ha chiesto di cancellare quelle parole così poco simpatiche».
È successo? «No. A quel punto ci è passata la voglia di fare i signori e abbiamo fatto notare che il lavoro nella nostra sede non era stato terminato. Siamo stati molto cortesi con quel signore, gli è stato offerto da bere, da mangiare, lui ha sempre rifiutato tutto, a questo punto ci aspettiamo che cancelli quella frase e venga a finire il lavoro».

Ha detto che non è ancora arrivato, cosa potete fare a questo punto? «Intanto il nostro legale ha inviato la richiesta. Poi non bisogna dimenticare che come Arcigay ci dobbiamo dichiarare soddisfatti del lavoro, diciamo che per il momento non siamo proprio soddisfatti anche perché ha dimostrato di non aver compreso il suo errore».

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