Omicidio Severi. I difensori di Daniele: "Battuta solo una pista"

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Rimane in carcere Daniele Severi. Il giudice per le indagini preliminari Giorgio Di Giorgio ha convalidato ieri mattina il fermo di indiziato di delitto del 63enne accusato di aver ucciso e decapitato il fratello Franco, 53 anni. Lui, davanti al Gip, ha ribadito la sua innocenza, come aveva fatto anche nell’interrogatorio durato ore venerdì, nella caserma dei Carabinieri della Compagnia di Meldola, subito dopo il fermo come indiziato di delitto. «Non ho fatto niente, non sono io ad aver ucciso Franco. Respingo tutte le accuse».

L’udienza

Dopo tre notti passate in carcere, il cellulare della Polizia penitenziaria con a bordo Daniele Severi ha varcato la carraia del Tribunale di Forlì prima delle 9. Poi l’interrogatorio davanti al Gip. Il sostituto procuratore Federica Messina ha ribadito la richiesta di custodia cautelare in carcere, la difesa ha chiesto la scarcerazione. Il Gip Di Giorgio ha rivolto alcune domande all’arrestato, il quale ha risposto. Lucido, sicuro, determinato. «Sono innocente» ha detto. La parola è poi passata agli avvocati difensori di Daniele Severi, Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti. «Abbiamo detto che le indagini dei carabinieri sembravano indirizzarsi in maniera univoca verso Daniele, senza, almeno da quello che appare, valutare altre piste – ha detto Pompignoli –. I fratelli hanno parlato di queste liti e lì i carabinieri si sono diretti. Secondo noi il quadro indiziario è debole".

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