Rimini, omicidio Rodriguez, chiesto risarcimento da 1,2 milioni

Poco meno di un milione e 200mila euro. È la somma complessiva del risarcimento danni chiesta dall’avvocato Morena Ripa per conto dei due figli e dei nipoti di Noelia Rodriguez, la 46enne badante peruviana assassinata con 21 coltellate il 19 maggio dello scorso anno dall’ex compagno Maximo Aldana De La Cruz.

La richiesta, che non potrà mai essere evasa viste le condizioni economiche del femminicida, è stata avanzata dal legale nel corso dell’udienza preliminare chiusa dal giudice Manuel Bianchi con il rinvio a giudizio dell’omicida, difeso di fiducia dall’avvocato Paola Benfenati del Foro di Bologna, che comparirà davanti alla Corte d’Assise di Rimini il prossimo 16 ottobre. La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata dai pubblici ministeri Stefano Celli e Davide Ercolani. De La Cruz deve rispondere dei reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e stalking, atti persecutori iniziati – hanno raccontato i figli di Noelia – durante la loro relazione in Perù. Proprio la violenza dei comportamenti dell’uomo l’aveva convinta a chiudere una volta per tutte le loro relazione e poi a trasferirsi a Rimini dove già da tempo viveva la nipote. Ed a casa di quest’ultima il terzo femminicida del riminese del 2022, ha messo fine alla vita della donna che stava ricattando. Dopo averle sottratto il passaporto, infatti, minacciava di denunciarla perché clandestina, non avesse accettato di riprendere la loro burrascosa relazione.

Il giorno maledetto

Teatro del femminicidio è stato l’appartamento al primo piano di uno dei palazzoni dell’Ina Casa, in via Dario Campana, dove De La Cruz aveva raggiunto Noelia da un po di tempo ospite della nipote. Arrivata in Milano dal Perù poche settimane prima dell’omicidio, l’uomo aveva trovato un impiego in una macelleria. E da lì aveva preso e messo in valigia il coltello seghettato e affilatissimo impugnato quel pomeriggio del 19 maggio, quando Noelia aveva rifiutato ancora una volta, purtroppo l’ultima per lei, l’anello che lui le voleva dare quale simbolo della riconciliazione. Al suo no, lui ha sfoderato la lama con cui per 21 volte ha colpito la povera donna e ferito, per fortuna non in modo grave, anche la nipote corsa in aiuto della zia.

Non ha battuto ciglio

Ieri il killer ha voluto presenziare all’udienza. Scortato dalla Polizia penitenziaria ha varcato l’ingresso dell’aula poco prima delle 13. Quindi si è accomodato nella gabbia chiusa dai vetri blindati ed a capo chino, senza mai alzare lo sguardo verso i parenti presenti, ha atteso la decisione del Gup.

Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui