Omicidio della panchina a Rimini, l'accusa chiede 30 anni

Rimini

RIMINI. La Procura non crede che l’assassino di Makha Niang, il giovane immigrato africano ucciso a colpi di pistola nella notte tra il 17 e il 18 aprile 2018 lungo via Coletti fosse una persona disturbata e abbia agito in preda a deliri paranoici. Perfettamente lucido, invece, avrebbe sparato per il gusto di sparare, prendendosi il rischio di uccidere lo sfortunato sconosciuto. Al termine di una requisitoria, “concordata” con il pubblico ministero Paolo Gengarelli (titolare dell’inchiesta), la procuratrice Elisabetta Melotti, ipotizzando per l’imputato l’ergastolo, ha chiesto la pena di trenta anni di reclusione per via della diminuente prevista dal rito. Il processo si svolge, infatti, in abbreviato davanti al giudice dell’udienza preliminare Manuel Bianchi.

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