Omicidio Ilenia, nel cellulare di Nanni nuove prove contro di lui

Il cellulare di Claudio Nanni non ha più segreti. Chiamate, messaggi, chat, note, promemoria, dati salvati e pure quelli cancellati. Tutto ciò che poteva essere recuperato è stato estratto e consegnato agli inquirenti. Spetta a loro cercare fra quei contenuti ulteriori elementi per provare che il meccanico 54enne faentino ha orchestrato l’omicidio dell’ex moglie Ilenia Fabbri, commissionandone l’esecuzione all’amico piacentino di 53 anni Pierluigi Barbieri, ora reo confesso.

La consulenza informatica affidata dalla Procura è stata depositata lunedì. E all’interno, fra cellulari, computer e altro materiale tecnologico analizzato, il consulente ha segnalato alcune parti di interesse probatorio: si tratta di particolari promemoria riconducibili all’omicidio della 46enne. Un delitto che secondo l’ipotesi investigativa è stato tentato altre due volte a partire dall’inizio dell’autunno scorso, prima di essere portato a termine all’alba del 6 febbraio, all’interno dell’abitazione di via Corbara. Il perché del rilievo di quegli appunti estrapolati dal tecnico non è specificato. Si dovrà pertanto attendere la relazione finale che ora vede impegnata la Squadra Mobile della Polizia di Stato.

Anche la Finanza indaga

Era questo l’ultimo accertamento atteso, fra quelli disposti dal procuratore capo Daniele Barberini e dal pm Angela Scorza, e già depositati. E ciò fa pensare che ci si avvii verso le fasi conclusive delle indagini, che ora si sono arricchite anche del contributo della Guardia di Finanza, alla quale sono state affidate verifiche sul patrimonio e sui movimenti finanziari disposti da Nanni. Già, perché secondo l’ipotesi accusatoria, Ilenia sarebbe morta per una questione di soldi. Prima la separazione, con la causa per la proprietà della stessa casa divenuta teatro della mattanza. Poi un’ulteriore battaglia legale che si è trasformata in una condanna a morte: cioè l’atto di citazione da 500mila euro con il quale la donna chiedeva al marito gli utili mai percepiti relativi a 10 anni di collaborazione nell’autofficina di via Forlivese e alla vendita di una gelateria in un centro commerciale manfredo. Un esame sulla movimentazione di denaro da parte del 54enne potrebbe anche spiegare come Nanni avesse intenzione di pagare il sicario per svolgere il lavoro. Il sicario, confessando di avere ucciso la 46enne su commissione, ha dichiarato che il compenso pattuito prevedeva un’auto usata e 20mila euro. Una cifra che si avvicina a quella che il presunto mandante - stando alle testimonianze raccolte nel corso delle indagini - aveva affidato a una società estera e che proprio a cavallo tra 2020 e 2021 aveva deciso di sbloccare.

Indagini verso la fine

Si sommano a questi elementi numerosi altri riscontri di carattere tecnico, scientifico e testimoniale che fanno vacillare la posizione finora tenuta dal meccanico faentino (difeso dall’avvocato Francesco Furnari), il quale pur avendo ammesso di avere assoldato Barbieri per introdursi in casa dell’ex moglie, nega di averlo incaricato di ucciderla. È lecito pensare, alla luce di quanto finora raccolto, che alla conclusione delle indagini possa seguire un decreto di giudizio immediato. Un passaggio che porterebbe entrambi gli indagati direttamente davanti alla corte d’assise.

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