Omicidio di Ilenia, il promemoria nel telefono del marito

Valigia, chiavi, buco. Tre parole annotate con questa precisa successione. Erano fra i promemoria che Claudio Nanni aveva scritto nel proprio cellulare, fra i dati che il consulente informatico nominato dalla Procura è riuscito a estrarre, risalendo anche al periodo dell’annotazione. Il meccanico faentino 54enne le aveva salvate il 10 ottobre 2020. Tre giorni dopo avrebbe organizzato un viaggio in Sicilia. E proprio in concomitanza con quella trasferta, l’amico reggiano Pierluigi Barbieri si sarebbe introdotto per la prima volta dentro casa di Ilenia Fabbri per ucciderla, secondo le modalità che il killer ha ammesso di avere concordato all’epoca con l’ex marito della 46enne: cioè entrare dal garage di via Corbara con le chiavi fornitegli dal mandante, assalirla e sfigurarla con l’acido per renderla irriconoscibile, nasconderne il corpo dentro un trolley che poi avrebbe dovuto gettare in una buca già scavata a poca distanza. Alla luce della confessione fatta dal sicario 53enne, quelle tre parole appaiono tutt’altro che casuali, e assumono ora un preciso interesse probatorio.

E’ questa la scoperta che emerge dalla consulenza disposta dal sostituto procuratore Angela Scorza e depositata di recente, che ha passato al setaccio telefoni cellulari e computer di entrambi gli indagati, mettendone tutto il contenuto a disposizione sia degli inquirenti della squadra Mobile sia delle difese dei due indagati (gli avvocati Francesco Furnari e Diego Dell’Anna), accusati di omicidio pluriaggravato in concorso per il delitto commesso all’alba del 6 febbraio.

Il peso delle parole del killer

Quel promemoria non ha segnato la fine di Ilenia ma avvalora il peso della confessione di Barbieri, che ha raccontato di quei primi tentativi, guidando gli inquirenti nel ritrovamento - fra i tanti reperti acquisiti - della valigia e della buca. L’autunno scorso, 46enne non si è mai accorta che un intruso era riuscito ad entrare in casa, per poi scappare senza farle del male. Il sicario, disorientato, era andato nel panico. Queste le sue parole: «Quando mi diede le chiavi, Nanni non mi aveva spiegato bene come era fatta la casa. Sono entrato con il trolley, sono andato in salotto e sulla destra ho visto una porta bianca, ho provato ad aprirla ma era chiusa e allora me ne sono andato. Ero furibondo».

Alla fine dello stesso mese, anche il secondo tentativo era fallito. Il sicario era arrivato sotto casa della vittima ma se n’era andato non vedendo arrivare Nanni, che avrebbe dovuto dargli il segnale prelevando la figlia Arianna, rimasta a dormire della madre. L’alibi per l’ex marito sarebbe stato un viaggio a Roma per vedere un’auto.

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