Omicidio a Cesena: un'ultima lite prima del delitto

Cesena

Ha ammazzato a coltellate il vicino di casa col quale litigava da tanti anni. Poi è scappato e mentre la polizia faceva irruzione a casa sua per ammanettarlo lui si è presentato a Forlì, costituendosi.

Una storia di inaudita violenza quella consumatasi davanti ad almeno due testimoni oculari ieri mattina alla “buca” delle Vigne: il parco Fornace Marzocchi, polmone verde che richiama tantissime persone ogni giorno e non soltanto tra i residenti della primissima periferia cesenate.

Protagonisti la vittima, rimasta a terra nell’erba, Davide Calbucci, 49 anni; e quello che ora è in carcere con l’accusa di essere il suo carnefice: Giuseppe Di Giacomo, 65 anni. In comune fino a ieri mattina avevano tante liti per motivi più o meno futili ed il condominio dove abitavano: in via Agostino Vendemini 197: uno degli edifici di case popolari che circondano la cosiddetta “montagnola”, a due passi dalla via Sorelle Jacchia che conduce al parco teatro del delitto.

Ieri mattina i due vicini di casa (che mal si sopportavano da un sacco di tempo) avevano avuto l’ennesimo screzio. Che come quasi sempre accade in contesti di litigiosità condominiale sarebbe nato per motivi davvero molto futili.

Calbucci e Di Giacomo condividono un’area di garage-cantina. Ed in mattinata avevano battibeccato sul fatto che la porta dello scantinato dovesse stare aperta (come voleva Di Giacomo) o chiusa (come voleva Calbucci che intendeva preservare a temperatura adatta dei pesci di sua proprietà).

Dì per sé un “nulla”, se non fosse che quella era solo l’ultima litigata di una lunga serie. Tutti e due sono saliti in casa. Davide Calbucci all’ultimo piano, Giuseppe Di Giacomo nell’appartamento al piano inferiore. Tutti e due sono usciti di casa in momenti diversi: il 49enne con i suoibassotti al guinzaglio il 65enne con nel cestino della bici il suo cagnolino meticcio “wiskey”. Di Giacomo, però, in tasca aveva messo anche un coltellaccio di quelli sottili ed affilati che servono per togliere la cotica ai salumi. Di lì a poco, attorno alle 9 di ieri mattina, i due si sono rincontrati nell’anello di cemento ciclabile che circonda il parco della Fornace. Il litigio è ripreso. Con il 65enne che ha estratto di tasca il coltello da macelleria ed ha iniziato a pugnalare il 49enne.

Numerosi fendenti, alcuni di striscio, uno particolarmente incisivo tra spalla e collo. Potrebbe essere stato quello che ha creato all’uomo le lesioni fatali lacerando un’arteria a non molta distanza dal cuore.

Giuseppe Di Giacomo poi è scappato. Ha abbandonato sul posto il suo cagnolino senza caricarlo sulla bicicletta come faceva di solito. Di tutta fretta ha raggiunto casa.

La scena dell’omicidio è stata vista da due testimoni oculari, un uomo ed una donna che passeggiavano placidamente per l’area del parco una delle quali conosceva perfettamente sia la vittima che il carnefice perché abitano a poca distanza da casa sua.

Hanno chiamato la polizia ed il 118. Quando gli uomini delle ambulanze sono arrivati sul posto per Davide Calbucci non c’era più nulla da fare. Le ferite riportate non gli avevano lasciato scampo.

La polizia in pochi minuti è arrivata ad identificare la casa di Giuseppe Di Giacomo. Gli agenti hanno sfondato la porta ma non l’hanno trovato. A terra però c’erano tracce inequivocabili dell’accaduto. I vestiti sporchi di sangue dei quali il 65enne si era frettolosamente liberato prima di allontanarsi di casa con l’auto della moglie.

Per gli uomini delle volanti del Commissariato di via Don Minzoni dell’Anticrimine della Scientifica e della Squadra Mobile di Forlì arrivati sul posto per le indagini ed i rilievi di rito, non c’è stato quasi il tempo di diramare la nota di ricerca della vettura intestata alla moglie del fuggitivo.

Giuseppe Di Giacomo si è presentato attorno alle 9.45 al carcere della rocca di Forlì. Dove ha detto di volersi consegnare perché aveva accoltellato a morte il vicino di casa.

Sul luogo dell’omicidio nel breve volgere di un’ora oltre al lavoro incessante della Scientifica per circoscrivere tutte le tracce di sangue lasciare dall’aggressione mortale, è arrivata anche il pubblico ministero Laura Brunelli. Che successivamente ha interrogato in Questura a Forlì per due ore Giuseppe Di Giacomo: il 65enne ora in stato di fermo in carcere con a carico un’accusa di omicidio volontario.

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