RAVENNA - «Ho cercato di difendermi, avevo preso uno schiaffone e prima ancora una bottigliata. Gli ho detto, vai via o ti accoltello, lui ha risposto che il coltello me l’avrebbe preso e mi avrebbe ammazzato lui». Sono gli istanti cruciali, quelli che hanno segnato la fine di Christian Battaglia, raccontati durante la confessione di Mario Antonio Iadicicco, l’uomo che ora deve rispondere di omicidio volontario per la morte del 47enne ravennate, deceduto mercoledì notte durante il trasporto in ospedale. Per circa un’ora, ieri pomeriggio, il 62enne originario di Formia, ex infermiere professionale, ha ripercorso davanti al giudice per le indagini preliminari Corrado Schiaretti l’evoluzione della discussione poi degenerata nel dramma in via Cura. «Una cosa assurda – ha commentato l’indagato davanti al gip – mi dispiace, mi sono spaventato molto».
L’alterco per un insulto
La lite, ha confermato il 62enne, era nata poco dopo le 19, nei pressi di un alimentari di piazza Baracca, dove lui e il coinquilino, tale Naceur, 52enne di origini tunisine, si erano inizialmente recati per acquistare alcune bottiglie di birra. Qui avrebbero incontrato la vittima, che entrambi già conoscevano. L’alterco sarebbe iniziato tra il 47enne e il magrebino, alla luce di alcune provocazioni e frasi ritenute offensive. «Una cosa banale», ha dichiarato Iadicicco. “Frocio”, avrebbero sentito ripetere alcuni testimoni all’indirizzo di Battaglia, il quale – ha dichiarato ieri l’arrestato – «ha preso per il collo Naceur». Il 62enne si sarebbe avvicinato per difendere il magrebino, e a quel punto, sostiene, «Christian mi ha preso una bottiglia di birra e me l’ha data in testa». Nel frattempo lo straniero si è allontanato in bicicletta e lo stesso avrebbe fatto Iadicicco. La maglia insanguinata per via della ferita riportata alla nuca è stata rinvenuta nella lavatrice dell’appartamento di via Cura e sarà probabilmente oggetto di analisi, con le quali la difesa vuole dimostrare l’aggressione subita dall’indagato. Sono i primi passi che l’avvocato Massimo Ricci Maccarini, legale dell’arrestato, vuole muovere nel sostenere la legittima difesa o al più un eccesso colposo.
L’accoltellamento in casa
Mercoledì sera sembrava finita lì. Invece Battaglia si è ripresentato circa tre ore più tardi in via Cura 32, nella casa popolare affidata al 62enne, in cui era ospitato anche il tunisino. «Avevamo finito di mangiare, stavamo parlando nel soggiorno-cucina – ha aggiunto –. Visto che il citofono non funziona, sono uscito, ho fatto i quattro gradini del pianerottolo e ho aperto. Era Christian, e mi ha dato uno schiaffo. A quel punto mi sono girato per tornare in casa e lui mi è venuto dietro». Il dramma si sarebbe consumato sulla soglia dell’appartamento. «Mi ha urlato frocio e infame». Offese, secondo la difesa dell’indagato, dettate forse dal rancore e dalla convinzione che i due avessero chiamato le forze dell’ordine dopo l’episodio di piazza Baracca, considerato che le pattuglie avevano trovato e identificato solo Battaglia. «Cercava di menarci, si era messo in mezzo alla porta e tentavamo di spingerlo fuori. Avevo paura, lui è grosso, così ho preso il coltello». Il fendente ha colpito la vittima nel fianco sinistro. Battaglia è uscito dall’abitazione, percorrendo una ventina di metri fino all’angolo con via Oberdan, dove è stato trovato da un conoscente privo di sensi.
Il consiglio dell’amica
A quel punto i due coinquilini avrebbero chiamato un’amica per chiedere consigli su come comportarsi. Non erano consapevoli – stando al racconto di Iadicicco – che in strada il 47enne stesse morendo. Così, rassicurati, hanno deciso di uscire per prendere nuovamente da bere in piazza Baracca, di fatto percorrendo via Cura verso via D’Azeglio, nella direzione opposta a quella intrapresa dalla vittima, rimasta a terra in condizioni ormai disperate all’angolo con via Oberdan: «Io non mi sono accorto di nulla – ha aggiunto –, ero un po’ alterato, avevo bevuto due birre, ma non ero ubriaco». Un racconto lineare secondo il difensore, che ha chiesto al gip la scarcerazione con la misura degli arresti domiciliari alla luce del fatto che il 62enne è seguito dal Sert e dai Servizi sociali.