Oltre lo sguardo, le foto di Arianna Di Romano

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La fotografia torna protagonista a Ferrara con la mostra Oltre lo sguardo, monografica della fotoreporter Arianna Di Romano, visitabile fino al 12 giugno alla Palazzina Marfisa d’Este.

Un viaggio attraverso l’obiettivo di Arianna Di Romano, fotografa di sicuro talento sulla scia di grandi maestri come Elliott Erwitt e Robert Doisneau per la poesia e la composizione, Sebastião Salgado per il trattamento dell’immagine, Sergio Larrain e Dorothea Lange per l’attenzione agli ultimi.

Arianna Di Romano – sarda di origine ma siciliana di adozione – ha immortalato volti e situazioni che l’hanno catturata nel profondo nei luoghi dove ha condotto i suoi reportage, dai più remoti villaggi del Sud Est asiatico, della Romania e della Polonia ai campi profughi e rom in Serbia e Bosnia, dai paesi della sua terra natale, la Sardegna, alle celle di un carcere siciliano. La sua sensibilità l’ha portata a focalizzarsi sulle vite “difficili” degli emarginati, degli indigenti, dei senzatetto, dei ragazzi di strada, dei gitani, dei detenuti, degli anziani rimasti soli.

Le sessanta fotografie in mostra, tanto libere quanto sapientemente studiate, rivelano una sincera partecipazione emotiva e invitano lo spettatore a spingersi “oltre lo sguardo”, oltre l’illusoria, e spesso fuorviante, apparenza del dato reale, alla ricerca di una diversa, e autentica, bellezza. 

«Fotografando, scavo nell’umanità dimenticata – spiega Di Romano – che amo e di cui vorrei trasmettere la bellezza. Vivo le sensazioni che provano le persone che ritraggo, mi identifico in loro. Continuamente cerco me stessa nell’altro». In Malesia l’hanno denominata “ladra di anime”. Gli abitanti, in gran parte animisti, non volevano farsi ritrarre per timore che venisse rubata loro l’anima. «Quello che mi spinge a fotografare – racconta – è proprio rubare uno sguardo che sia profondo. I volti che incontro li rubo, perché appartengono a persone che non sono mai in posa, sono tutti sguardi che quasi sicuramente non incontrerò mai più. Spesso non riesco a comunicare con loro. Rubo quegli sguardi per dare loro una voce».

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