Olimpiadi, Serena Ortolani: "La cerimonia inaugurale è unica"

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Nel giorno dell’inizio ufficiale delle Olimpiadi più “difficili” di sempre, è giusto fare un passo indietro, ripensando alle ultime Olimpiadi “normali”, quelle brasiliane del 2016.

La “sua” Rio è come sempre un’avventura affascinante ma con una punta di amaro. Per una abituata alla mentalità che il risultato non è importante, è praticamente tutto, come Serena Ortolani è difficile ricordare l’esperienza degli ultimi Giochi olimpici senza pensare a quelle zero vittorie che rimandarono a casa le azzurre del volley, allenate da un altro romagnolo, Marco Bonitta dopo il primo turno.

Era l’anticamera della nazionale-corazzata che oggi va a giocarsi la medaglia, quella di Rio, dove Serena Ortolani, opposta di Reda, compagna di vita dell’attuale coach azzurro Davide Mazzanti e pronta a una nuova avventura tutta romagnola nelle fila della Omag San Giovanni in Marignano, era una sorta di chioccia, forte anche della sua esperienza precedente a Pechino 2008.

«Come sempre l’Olimpiade è un’avventura magnifica - racconta la romagnola - ricordo tutto di quei giorni che ho vissuto intensamente ma ancora di più ricordo la qualificazione rocambolesca, la marcia di avvicinamento, le giovanissime che si vedeva quanto valevano e si capiva cosa avrebbero fatto in futuro. Ricordo la cerimonia di apertura con forte emozione. Volevo esserci a tutti i costi, sapevo che le chance di essere presente una terza volta sarebbero state basse e sono felice di averla vissuta da protagonista dentro lo stadio di Rio».


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