Olimpiadi, Alessandra Perilli: "Le medaglie nascono dalla serenità"

E’ stata una lunga rincorsa quella di Alessandra Perilli alla medaglia, perché non c’erano solo le sue speranze ed ambizioni in gioco, ma quelle di un intero Paese, San Marino, che sul podio olimpico non c’era mai salito. Non paga del bronzo nel Trap, Alessandra ha centrato con Gian Marco Berti anche l’argento nel Mixed Team. Insomma, un trionfo, celebrato a dovere all’arrivo sul Titano.

Alessandra, due medaglie portano nuove responsabilità o regalano una leggerezza infinita?

«Mi sento molto più leggera, quella medaglia che pesava così tanto l’abbiamo portata a casa, San Marino la aspettava, ora tutto quello che arriva va bene».

Il doppio podio a cosa si deve?

«Alla serenità, negli ultimi due mesi ho lavorato molto duramente, sia mentalmente, che in palestra ed al campo, l’ultimo mese l’abbiamo fatto a testa bassa. A Tokyo ero serena perché avevo sparato bene in prova. Mi sono detta: un piattello alla volta, quando ho visto che ero in finale ho vissuto emozioni contrastanti, sia la paura di ripetere Londra, sia la voglia di riscatto. Ecco, durante la finale il pensiero di Londra è tornato e con quello anche anni di sofferenze, ma poi tutto è andato bene e alla fine è arrivato questo bronzo stupendo. Ho pensato che a Londra non era il mio momento, c’era un motivo ed un perché per tutto, quando ho capito che ero terza ho pianto lacrime di gioia».


Quanto hanno pesato il rinvio e le continue voci di un nuovo rinvio dei Giochi per la pandemia?


«Quando a maggio dell’anno scorso mi hanno detto che le Olimpiadi erano state rinviate mi sono detta che andava bene, avrei avuto più tempo per mettere a posto quelle due-tre cose che non andavano ancora. Ho pensato che a luglio 2021 sarei stata pronta. Per me non è stata una sconfitta non andare alle Olimpiadi nel 2020, ho accettato il rinvio per fare un altro anno di duro lavoro».


La rincorsa alla medaglia si è conclusa, la considera un punto di arrivo o uno di partenza?


«Assolutamente un punto di partenza, la medaglia ce l’ho ed ora si guarda avanti».


Dato a San Marino quello che il Paese aspettava, ora può pensare di più a se stessa come grande interprete di questa specialità?


«Io ho sempre pensato a me stessa, perché se io non stavo bene non potevo portare i risultati anche per il mio Paese. Direi che è stato un lavoro collettivo, svolto da me e dalle persone che mi circondavano. E la stagione non è ancora finita, ci sono le finali di Coppa del Mondo a Baku».


Che messaggio vorrebbe mandare ai giovani in forza di questo grande risultato?


«Che non bisogna mai arrendersi, anche quando prendi tante botte nei denti, se hai un sogno riuscirai a realizzarlo. Se pensi ai tuoi obiettivi alla fine li realizzi. È il consiglio che voglio dare ai giovani, di essere più forti rispetto alle difficoltà della vita. In questi anni ho perso tante persone importanti, mio nonno, il mio allenatore nel 2014, nel 2016 ho divorziato, una settimana prima di partire è morto il padre del mio attuale allenatore. Ecco, queste medaglie sono una rivincita pensando a tutte queste persone che non ci sono più».

 

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