Nuovo libro su Alfredo Oriani, oggi incontro a Faenza

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“Giuda Iscariota, l’apostolo conteso”, in letteratura, arte e teologia, è l’incontro in programma stasera alla 20.45 all'aula Don Bosco del Seminario Pio XII di Faenza, che avrà al centro la presentazione del volume Lettera a Giuda Iscariota di Alfredo Oriani, ristampata a distanza di più di un secolo dalla sua pubblicazione per le edizioni I Nipoti dei Topi/White Line di Faenza.

Interverrano Valerio Ragazzini, Mattia Randi e Davide Bandini, autori dei saggi del volume.

Scritta nel pieno della sua giovinezza, questa lettera non è soltanto un manifesto provocatorio in favore dei reietti, ma l’urlo di chi non riesce più a sopportare un mondo dominato dall’ingiustizia. Con questa lettera carica di eresia, Oriani erige Giuda a portabandiera dei più deboli, degli oppressi, e getta così le fondamenta di una personalissima ricerca di Dio. Questo un primo spunto da cui Ragazzini, Randi e Bandini proporranno un ragionamento sulla figura dell'apostolo che ha tradito Cristo, per scoprirne la figura che lungo i secoli è stata reinterpretata in diverse chiavi, dalla letteratura all'arte e al cinema, fino a una riflessione sul piano teologico.

Originariamente intitolata “A giuda di Simone da Carioth” e firmata con lo pseudonimo di Ottone di Banzole, pubblicata per la prima volta nel 1878 nella raccolta “Gramigne”, e corretta nel 1879 da Oriani, questa “Lettera” fu consegnata all’editore Laterza dal figlio Ugo in occasione della ripubblicazione di “Gramigne” nel 1919.

Ragazzini, quando nacque in Oriani l’esigenza di scrivere per primo una “lettera” a Giuda? Come si colloca dal punto di vista della sua produzione letteraria?

«Oriani accenna a questo testo già in una lettera nel 1875, ma sarà inclusa in una raccolta e quindi pubblicata solo nel 1878. A quel tempo Oriani aveva circa 22 anni, si tratta di uno dei suoi primi scritti e risente del fervore e delle imperfezioni tipicamente giovanili. Ma già vediamo i segni del suo talento. L’abbiamo quindi ripubblicata non soltanto per il suo valore, ma perché capace di innescare un ragionamento intorno all’autore e alla figura di Giuda, sviluppato nei saggi che accompagnano il testo».

Nello scrittore il senso di una giustizia infranta e tradita solleva la figura di Giuda a quella di una sorta di riparatore?

«A quell’epoca Oriani soffriva già i primi insuccessi letterari, ma non solo. Fin dall’infanzia soffrì per la sua condizione di figlio non amato, finendo così per identificare in Giuda, reietto fra i reietti, una sorta di fratello ideale».

Perché Giuda appare quindi come il «prototipo del ribelle», portatore di una rivolta ideale contro la schiavitù delle masse e contro «il silenzio» di Dio stesso?

«Oriani ci riporta un Giuda diverso da quello a cui siamo abituati. Ci porta innanzi una figura tradita, abbandonata da Dio, che si ribella alla sua condizione. Dalle parole di Oriani emerge un eroe proletario che si ribella, che vorrebbe riprendersi quel che è di Cesare».

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