Nuovo disco per Giuseppe Gobbi, il cantastorie moderno

«Mi dicono è un periodo della vita, tu cammina finché non si fa fatica». Il cantautore cesenate Giuseppe Gobbi, in arte Gobbi, nel suo nuovo singolo “Una tenda”, canta l’amore a cui aggrapparsi per salvarsi dalle incertezze del nostro tempo. La sua è una poetica intrisa di ironia e sensibilità. Classe 1997, Gobbi è un cantastorie moderno, delicato e stralunato, tra i suoi ascolti annovera i Pop X, con cui non gli dispiacerebbe collaborare, e Daniel Johnston. Il rapporto con il padre è al centro del suo universo, dentro alle sue canzoni, finanche nei tour dove il figlio canta e il padre (noto campione del programma tv Sarabanda) suona le tastiere.

Il cantautore cesenate inizia a scrivere proprio sulle pagine del Corriere Romagna, dove si occupa di calcio, l’altra sua grande passione dopo la musica. Nel 2016 si trasferisce a Milano, segue lezioni di musica e canto e, dall’anno successivo, si esibisce come cantautore e incide i primi brani (tra cui “Bologna merda”, “Natale” e “Falene” usciti tra il 2019 e il 2020).

Insieme al singolo, prodotto da Tiziano Colombo ed Emiliano Baragiola (Emil Yardo), è disponibile anche il videoclip distribuito da Ada Music Italy.

Gobbi, come nasce “Una tenda”?

«Nasce come tanti altri miei brani dove si susseguono scene apparentemente sconnesse fra loro, ma che insieme creano il mio immaginario, sono rappresentative di quello che è il mio essere. Quando scrivo parto dalle sensazioni che mi vengono, non dall’idea. “Una tenda” è simbolo di anni passati in silenzio senza poter fare niente, fermi e ancorati alle poche certezze».

Il brano racconta di come l’incertezza si sia riversata nella quotidianità di un ragazzo, ha subito l’influsso di questo particolare periodo?

«“Una tenda” non l’ho scritto di recente, ma in questo periodo sta assumendo ancora più senso. L’incertezza è comunque l’emblema del disagio giovanile. Nel brano racconto di un giovane in campeggio, con il nulla più totale attorno, immerso in una sensazione di solitudine, ma che continua imperterrito ad aggrapparsi all’amore».

Il video realizzato in una zona industriale nei dintorni di Milano rafforza questa immagine di sconforto.

«Il luogo racconta il disagio del protagonista che si trova nel luogo più lontano da quello che dovrebbe essere un campeggio, ma si dice: ormai sono qui, il mio cuore è in campeggio da te, non mollo e imperterrito rimango attaccato alla mia storia d’amore».

Le sue origini, Cesena e la Romagna, sono fonte di ispirazione quando scrive?

«Praticamente tutto quello che scrivo è ispirato alle mie origini, i ricordi della mia infanzia in Romagna, tutto quello che ho vissuto dai 6 anni in poi. Non ho mai scritto una canzone pensando di essere milanese, anche se Milano è la città che mi dà la possibilità di mettere in gioco quello che ho scritto, di produrre le mie canzoni. Forse è una mia pecca, ma spesso mi diverte di più trovare l’ispirazione dalle cose passate piuttosto che proiettarmi verso il futuro».

Dalle sue canzoni traspare una “semplicità complessa”, fatta di leggerezza e profondità, come concilia queste sue due anime?

«L’ironia mi aiuta a trovare il lato positivo anche nel dramma. Nelle mie canzoni c’è sempre una sorta di combo tra ironia e malinconia, due ingredienti che mi contraddistinguono. Sono un ragazzo scanzonato, ma anche una persona molto profonda, sensibile, che ascolta tanto, che guarda le cose al microscopio. Per me una parola non è mai uguale a un’altra».

Qual è l’emozione più forte che le restituisce la musica?

«Il motivo per cui scrivo, per cui mi piace suonare, è fare ascoltare quello che ho da dire, ma non per un atto di esibizionismo, mi fa piacere che le persone siano curiose di conoscere il mio punto di vista. Quello che mi rimane, non è tanto il numero di presenti che ho di fronte durante un concerto, quanto piuttosto l’espressione di chi ascolta per la prima volta un mio brano. È questo che cerco. Il massimo godimento poi lo raggiungo quando qualcuno interpreta una canzone in modo opposto a quello che avevo pensato io».

Cosa si aspetta adesso?

«Provo mantenere vivo un sogno che nel mio caso è quello di fare il cantautore. È una situazione strana quella che stiamo vivendo per pensare al futuro, immagino di suonare, di riprendere da dove avevo lasciato nel 2019. Non uscivo con qualcosa di nuovo da due anni. Vorrei che questo 2022 fosse importante per dare vita alle mie idee, per ripartire, vorrei fare più cose possibili, creare collaborazioni, suonare il più possibile».

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