Nuove nomine al cda di Alea, scoppia la polemica

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Tratto il dado, la polemica segue a ruota... Giovedì l’assemblea dei soci di “Alea Ambiente” ha designato i nuovi membri del consiglio d’amministrazione che rimarranno in carica fino all’approvazione del bilancio 2023 e a suscitare perplessità è stata l’indicazione da parte del comune capoluogo e la successiva nomina alla presidenza di Simona Buda, titolare della catena Robinson Pet Shop.

Stupore e accuse rivolte alla giunta di centrodestra di Forlì che non hanno tardato a manifestarsi, non solo dal centrosinistra, ma anche da esponenti del centrodestra quali Simona Vietina. La parlamentare di “Coraggio Italia” e sindaca di Tredozio (uno dei 13 comuni soci di Alea) si è infatti astenuta alla votazione sul rinnovo del Consiglio sostenendo neppur troppo velatamente che quella della presidente sia stata una “calata dall’alto” prettamente politica. «Se vogliamo una società di qualità che lavori a beneficio dei nostri territori abbassando le tariffe, dobbiamo puntare su competenze e capacità a partire dai componenti del consiglio d’amministrazione – afferma –. L’unico curriculum prodotto, però, è stato quello del consigliere uscente Enrico Pieri». Motivo per cui, «non conoscendo le professionalità degli altri candidati proposti», la sindaca si è astenuta e incalza: «Poteva essere un’occasione di discontinuità, un cambio di passo nella gestione della società che in questi suoi primi anni di vita si trova a fronteggiare diverse criticità. Occorreva quindi maggiore attenzione per portare le migliori competenze negli organi di governo, con un’analisi condivisa di una rosa di candidature». Detto ancor più esplicitamente, «si sarebbe dovuto puntare su amministratori con specifiche capacità e preparazione in materia».

Critiche dal Pd

Quelle che la nuova presidente non incarnerebbe. Anche a detta del Pd che, con una nota del segretario territoriale Daniele Valbonesi, firmata anche dalla segretaria forlivese Maria Teresa Vaccari, accusa il Comune capoluogo di «municipalismo sovranista» e di «presunzione di autosufficienza». «Forte della sua posizione predominante tra i soci, la giunta Zattini ha imposto scelte che non sono state condivise neanche con autorevoli esponenti della sua maggioranza – dichiarano i segretari Dem – eppure Alea è partecipata da 13 Comuni e suo interesse primario deve essere quindi il bene di una comunità fatta di 180mila abitanti». Il Pd si attendeva un coinvolgimento nelle scelte e rinfaccia al centrodestra una sorta di balletto sui nomi durato 4 mesi. «Solo dopo l’invio di una lettera in cui si lamentava il protratto stallo della società e il rischio del danno erariale, ci risulta siano stati indicati i nominativi».

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