Rimini. «Mio padre Sergio Valentini, pioniere del divertimento: portò al Jolly di Novafeltria nomi internazionali»

Esce oggi in 10 fra edicole, bar, tabacchi e attività della Valmarecchia, alla Libreria Riminese nel cuore di Rimini e su Amazon “Sergio Valentini-La febbre del Sabato Sera”, libro scritto con il sentimento di un figlio che, ricordando la figura del grande imprenditore del mondo della notte che da Novafeltria assunse ruoli di vertice a livello nazionale e internazionale, in parallelo racconta la storia della vallata negli anni d’oro della sua espansione economica ma anche della Romagna e dell’imprenditoria coraggiosa degli anni ’70-’90.

A scriverlo è Riccardo, che insieme al fratello Glauco raccolse il testimone dal genitore nelle varie strade intraprese di una vita da film. Dopo aver fondato il Jolly Bar a Novafeltria, nel 1968 acquisì un terreno e vi costruì anche la discoteca Jolly in grado di vedersi esibire in Valmarecchia artisti del calibro di Vasco Rossi, Zucchero, Pooh, Pfm e Santa Esmeralda e Leroy Gomez, nel 1978 fondò una delle prime radio private d’Italia e anche un’emittente televisiva locale. Un vero e proprio pioniere quindi, tanto da venire eletto nel 1989 presidente nazionale del Silb (Sindacato locali da ballo) in uno dei periodi storici più difficili per il settore, quello delle cosiddette “Stragi del sabato sera”. Sergio gestì in prima persona una questione di grande impatto mediatico con soluzioni pragmatiche e concrete in linea con il suo modo di essere: commissionò infatti alcune ricerche all’Università di Bologna per approfondire il problema e le sue cause e ottenne che l’amico cantautore Ivan Graziani incidesse un brano intitolato ‘Tutto il coraggio che hai, destinato a sensibilizzare i giovani. Con l’approvazione del Silb, il brano doveva essere suonato a fine serata in tutte le discoteche italiane per invitare i ragazzi a rientrare a casa con prudenza. Contribuì inoltre alla creazione della Fedd (Federazione europea del sindacato locali da ballo), ricoprendo il ruolo di vicepresidente.

Riccardo, quanto è stato difficile ma anche appassionante scrivere questo libro?

«La gestazione è stata lunga. Sergio è scomparso 34 anni fa, oggi avrebbe 86 anni e ho iniziato a pensarci diversi anni fa: scrivevo qualche pagina poi sospendevo per qualche mese perché probabilmente ero frenato dal fatto che scrivere un libro e parlare bene del proprio babbo sembra scontato, visto che per tutti i genitori sono sempre le persone migliori del mondo. Poi mi sono deciso per tre ragioni: in primis perché è stato un pioniere dell’intrattenimento e la sua storia va di pari passo con quella della Romagna e dell’imprenditoria degli anni ’70-’90. In secondo luogo perché da Novafeltria ha avuto un impatto nazionale ed europeo fondando insieme ad altri la Federazione Europea del locali da ballo nel 1990, un anno dopo la caduta del muro di Berlino, ma due anni prima della nascita della Comunità: anticipò i tempi anche in questo, nel cercare linea comune su regole e tasse italiane ed estere (la Siae tanto per fare un esempio da noi era il 33% più Iva e in Europa la media era l’8%). Infine perché era innamorato della Valmarecchia, non rinnegava mai le sue origini e ha lasciato un segno in questa comunità».

Nel libro parla di suo padre descrivendolo con gli aggettivi coraggio e passione, in casa che papà è stato?

«Non tutti lo sanno, ma è stato un grandissimo sportivo: ci portava sempre in bici fino a Badia Tedalda, a farci fare le gare podistiche, ci ha insegnato a nuotare al fiume, era paracadutista, aveva il brevetto per l’ultraleggero e amava auto e moto. La sua prima professione non a caso era stata aprire un’officina da elettrauto, poi dopo un paio d’anni capì che non era la sua vocazione e fondò il Jolly Bar che divenne subito un punto d’incontro non solo locale: ancora oggi in giro ti dicono “Sei di Novafeltria?Ah dove c’era il Jolly Bar”. E’ stato un ragazzo che ci ha inculcato il senso sportivo e ci ha insegnato a portare avanti tutto con passione, entusiasmo e quell’ottimismo con cui sapeva coinvolgere tutti».

Il Jolly è nato praticamente insieme a voi figli, che ricordi ne ha da bambino e poi per averlo condotto per mano raccogliendo il testimone di famiglia?

«Nel libro traccio anche alcuni aneddoti legati alla discoteca, è una grande fetta della storia: io e mio fratello Glauco ci abbiamo fatto di tutto dentro, dai lavabicchieri ai baristi fino a diventare deejay e poi a prenderlo per mano con orgoglio visto che papà era impegnato spesso fuori. Ci organizzava di tutto e la discoteca ebbe l’onore di ospitare grandi nomi di fama internazionale. Tra i tanti, il fiore all’occhiello sono senza dubbio Santa Esmeralda e Leroy Gomez, che arrivarono dagli Stati Uniti in Italia per due esibizioni esclusive, una negli studi Rai e l’altra al Jolly a Novafeltria. Ma come non citare i Pooh, la PFM, Zucchero e Vasco Rossi?».

Dal mondo della notte alla radio e alla tv, Sergio vi ha trasmesso tutte le sue passioni...

«Nel 1978 fondò Radio Music Valmarecchia, una delle primissime radio private in Italia, poi diventata Radio Antares che oggi è affiliata al network di Radio Bruno ancora di nostra proprietà. E in quegli anni diede vita anche a Tv Antares»

Ha scelto di legare il libro a progetti per un territorio che come suo padre amate tanto...

«Grazie a un contributo di Riviera Banca, che ringrazio, i proventi saranno interamente devoluti: parte per un casco Paxman già in dotazione all’Ospedale Sacra Famiglia ma ancora in parte da pagare che serve a chi purtroppo è costretto a fare chemioterapia e parte per promuovere turisticamente la Valmarecchia con progetti legati soprattutto alla natura e al cicloturismo nei borghi bellissimi che abbiamo. Il primo pensiero che mi viene è che mancano ad esempio punti di ricarica per le bici elettriche».

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