"No green pass", Ausl Romagna risponde alle "bufale"

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Nella manifestazione di venerdì scorso contro l’obbligatorietà del green pass sui luoghi di lavoro, non sono mancati cartelloni e slogan. Abbiamo chiesto a Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl Romagna, di commentarne e confutarne alcuni.

“Il vaccino fa bene”

“Fermati e rifletti: se anche i vaccinati possono infettarsi e infettare, a cosa serve il green pass?”. «La vaccinazione contro Sars-CoV-2 diminuisce drasticamente il rischio di sviluppare forme gravi della malattia e riduce la necessità di ricovero ospedaliero - spiega Angelini -. In molti casi la vaccinazione è efficace anche nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone ma non in tutti. Cito il bollettino dell’Istituto superiore di Sanità del primo ottobre: nelle persone completamente vaccinate la copertura dal contagio è del 77% rispetto a quelle non vaccinate, del 93% per l’ospedalizzazione, del 95% per i ricoveri in terapia intensiva e per i decessi. Con l’aumentare della copertura vaccinale decresce il numero dei casi proprio per l’efficacia della vaccinazione: questo comporta che i pochi casi tra i vaccinati possano apparire proporzionalmente numerosi; in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale altissima, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, solo perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata di quella dei non vaccinati. Questo è un paradosso, atteso e ben conosciuto, che bisogna saper riconoscere per evitare errori di valutazione madornali. Non bisogna considerare i numeri assoluti, ma quel che succede su 100mila abitanti e per fascia di età».

“Diritto alla salute”

“Nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario. La legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona. Io sono il medico di me stesso”. «Secondo l’articolo 32 della Costituzione, la salute non è soltanto un “diritto dell’individuo”, ma è anche un “interesse della collettività” - sottolinea -. La norma costituzionale ha una duplice chiave di lettura: da un lato tutela il cittadino nel suo diritto alla salute e nella sua libertà di scegliere le cure (diritto di autodeterminarsi), dall’altro riconosce un interesse pubblico e collettivo alla salute, che può comportare l’obbligo per i singoli a essere sottoposti a trattamenti disposti in forza di legge e nei limiti imposti dal rispetto della persona umana. L’importanza anche “collettiva” della salute può talora giustificare trattamenti sanitari obbligatori, come per esempio, nei casi strettamente previsti dalla legge, l’obbligatorietà di alcuni vaccini. Al momento il vaccino anti-Covid è obbligatorio solo per gli operatori sanitari e gli operatori di interesse sanitario per i quali comunque la vaccinazione può essere omessa o differita in caso di accertato pericolo per la salute. Per tutti gli altri la mancata vaccinazione comporta la necessità di effettuare test diagnostici per poter accedere ai luoghi pubblici e di lavoro, al fine di tutelare la salute di tutti».

“Questa è grossa”

“Emergenza farlocca. Le vere epidemie sono autismo, polmoniti, tumori infantili, Hiv”. «Non si tratta di fare classifiche tra le patologie che affliggono il genere umano - commenta Angelini -. I numeri della pandemia sono sotto gli occhi di tutti».

“Discriminati? Ma dai”

“Green pass = svastica / Il lavoro rende liberi = il vaccino rende liberi / Non vaccinato = ebreo”. «Il green pass serve per accedere nei luoghi pubblici e di lavoro riducendo il rischio di diffusione della malattia e i cittadini hanno più di una possibilità per continuare ad andare dove vogliono, possono vaccinarsi o sottoporsi a tampone - rimarca -. Non vale neanche la pena di sottolineare che gli ebrei sono stati discriminati e sterminati per il fatto di essere ebrei e non certo perché avevano scelto di esserlo».

“Il vaccino non nuoce”

“Vaccino che non nuoce. Mostrateci le prove”. «Oltre alle prove che sono state rese pubbliche al termine del percorso autorizzativo dei vaccini e ampiamente valutate dalle Agenzie regolatorie europee (Ema) e italiana (Aifa), la stessa Aifa aggiorna ogni mese il rapporto sugli eventi avversi collegati alla campagna vaccinale Covid - ricorda Angelini -. Al 26 settembre sono state inserite nel sistema di sorveglianza nazionale 120 segnalazioni ogni 100mila dosi somministrate e gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari-articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Complessivamente sono stati correlati all’avvenuta vaccinazione 16 decessi (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate). Non si sono verificati decessi per shock anafilattico o reazioni allergiche importanti».

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