Fulgor Libertas, scontro tra vecchio e nuovo

Rimini

FORLÌ. Al Pala Credito ieri è stata festa per la squadra e il club che nel pomeriggio aveva consegnato in Fiera l’assegno per estinguere il vecchio debito e sancito l’accordo con Andrija Zizic oltre a Michele Antonutti e Davide Andreaus. Ma in casa Fulgor Libertas le preoccupazioni non mancano. Il pensiero non è al Consiglio federale di oggi che ratificherà la partecipazione al campionato di A2, ma ai conti. Anzi, al conto corrente intitolato alla Fulgor Libertas Basket, bloccato da una settimana col rischio lo resti addirittura per i prossimi 6 mesi. La società, infatti, è stata segnalata a livello nazionale al “Cai”, ossia alla Centrale di allarme interbancario.

Denuncia-querela. Una vicenda che rischia di avere gravi ripercussioni sulla regolare attività del club, costretto adesso a operare solo attraverso i conti personali del presidente e del suo Gruppo, e che nei giorni scorsi un effetto clamoroso lo ha già prodotto: Massimiliano Boccio in persona, e per conto della consorte Mirela Chirisi, nominata amministratore unico della Fulgor Libertas l’8 settembre ed entrata in possesso della carica giovedì 11, si è recato alla Stazione dei Carabinieri di Forlì per sporgere denuncia-querela nei confronti dei responsabili dei fatti che hanno provocato la segnalazione e il blocco dell’operatività del conto.

Coinvolti in quanto dichiarato ai Carabinieri sono l’ex amministratore unico Erio Masoni, l’ex consigliere Sergio Servadei e la Banca di Forlì, con quest’ultima che risulta l’oggetto specifico della denuncia. Boccio e Chirisi si considerano vittime di truffa, si riservano di costituirsi parte civile in caso di procedimento per ottenere il risarcimento danni e chiedono correlatamente un intervento del magistrato che porti un giudice a chiedere la cancellazione della segnalazione al “Cai” nei tempi più rapidi possibili.

Assegno. Come si legge negli atti, il 17 settembre Boccio e moglie si recano alla filiale forlivese della Banca Popolare di Ancona (uno dei 4 istituti di riferimento della Fulgor Libertas) per effettuare operazioni sul conto aziendale di cui Mirela Chirisi è unica firmataria, ma ciò è stato impedito a causa della segnalazione al “Cai”. Da dove nasceva? Nei giorni precedenti l’ex amministratore unico, non più in carica dall’1 agosto, aveva compilato e firmato, secondo la denuncia a nome della società, un assegno da 20mila euro a favore della Libertas Green il cui responsabile, Sergio Servadei all’epoca ancora nel cda congiunto (poi decaduto) aveva in seguito depositato alla Banca di Forlì.

Questo evento, riferito il 9 dalla Bpa a Boccio, avrebbe portato alla segnalazione a livello nazionale e all’impossibilità per la Fulgor Libertas di emettere titoli propri e il patron chiede il sequestro dell’assegno incriminato e il blocco del suo incasso addebitando responsabilità alla Banca di Forlì «per averlo posto all’incasso e non avere eseguito le opportune verifiche quando loro stessi hanno notificato l’esigenza di cambio di firma sulla società».

Così Boccio. Ciò che preme a Max Boccio è soprattutto estinguere lo stop del “Cai”, non tanto porre il dito su responsabilità personali, forse figlie solo di leggerezza, che spetta a un’eventuale indagine accertare. «Questa situazione ci costringe a fare giri contabili infiniti pur avendo le risorse a nome Fulgor Libertas – dichiara –. Non possiamo spostare provvisoriamente il conto su altre banche e i tempi dei pagamenti si allungano. Chiediamo pazienza perché comunque stiamo lavorando, ma non accettiamo di essere il bersaglio di ogni attacco quando ci sono situazioni che ci rallentano e ledono».

Le reazioni. Erio Masoni, sentito dal “Corriere”, preferisce non commentare, anche se la vicenda sarebbe circoscrivibile ad una semplice anche se molto grave disattenzione. In sostanza sarebbe stato versato un assegno a garanzia di somme dovute dalla Libertas Green Basket (una delle società detentrici della partecipazione azionaria della Fulgor Libertas Basket) ancora intestato alla vecchia Fulgor. Titolo di credito che, invece, doveva essere cambiato con la nuova gestione. Accortisi dello sbaglio l’assegno è stato richiamato da Sergio Servadei per iscritto presso la banca dicendo che era stato versato per errore. Purtroppo la procedura automatica di segnalazione alla Centrale rischi era già partita. Ora l’auspicio è che, una volta chiarita la buona fede delle parti coinvolte, la stessa autorità bancaria nazionale possa sbloccare la situazione a beneficio di tutti.

 

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