Ironman a Minorca sognando le Hawaii

Rimini

CESENA. Essere uomini di ferro non è roba per tutti. Lo sa bene Luca Novali, uno dei sette cesenati che dopodomani prenderà parte al Triathlon Ironman di Maiorca. «Ci sentiamo pronti - spiega il trentaquattrenne tecnico informatico - è una competizione che fa parte del circuito internazionale, i primi di ogni categoria andranno poi alla fase finale, che sarà l’11 ottobre a Kailua-Kona, isole Hawaii».

L’Ironman è la gara più lunga e impegnativa del triathlon: prevede 3.800 metri a nuoto in mare, quindi 180 chilometri in bicicletta e, per concludere, una maratona vera da 42 chilometri e 195 metri. Con Luca Novali, ci saranno Alessandro Gollinucci, Christian Bissioni, Enrico Montevecchi, Roberto Monticelli, Claudio Minotti e Alfio Bulgarelli. Proprio quest’ultimo, veterinario di professione, ha già raggiunto lo scorso anno la finale, come spiega lo stesso Novali: «Alfio è quello che ha ottenuto i risultati migliori in carriera. È il nostro capitano».

Ma cosa spinge una persona a cimentarsi con una disciplina così massacrante dal punto di vista fisico? La risposta del triatleta è disarmante nella sua semplicità: «Mi piace spingere al massimo il mio corpo, capire fino a dove posso arrivare con il mio fisico. Sono una persona abbastanza resistente, per cui preferisco le sfide lunghe come questa. Sono gare che durano dieci ore e più, per cui lo sforzo non è solo fisico ma soprattutto mentale. La preparazione dura sette-otto mesi, si fanno allenamenti costanti e stare lì con la testa non è per niente facile».

Per questa gara l’obiettivo riguarda il cronometro: «Ho avuto qualche problemino fisico, ma mi piacerebbe riuscire a stare sotto le dieci ore. Nei prossimi anni, poi, vorrei riuscire ad arrivare intorno alle nove ore e venti, per potermi giocare le mie chance di qualificazione».

Nella vita di tutti i giorni, un uomo di ferro deve saper incastrare tutti gli impegni: «Mi alleno anche due volte al giorno, la mattina prima di andare a lavorare e la sera quando torno. Poi ci sono da gestire amici e ragazza, ma con un po’ di impegno si riesce a fare tutto. Ci vogliono persone che capiscano la tua passione, bisogna venirsi incontro e trovare compromessi».

Quando si parla di queste discipline spesso la gente spalanca gli occhi: «È vero - chiude Novali - molti mi dicono che sono matto, oppure che loro non ce la farebbero mai. Secondo me è una questione di approccio, è uno sport da avvicinare per gradi. Una volta entrato nella logica la vedi meno come una follia e più come una normale sfida con te stesso».

 

 

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