Ottomila in festa al Manuzzi

Rimini

CESENA. Quel signore che a un certo punto ha dribblato tre uomini e lasciato sul posto un discreto numero di fotografi, fiondandosi come un proiettile sulla fascia destra, non era Marco D’Alessandro. Quel signore che a un certo punto si è sistemato tra i pali della porta lato curva Mare non era Achille Coser. Quel signore che a un certo punto si è spostato al limite dell’area per un’altra carrellata di foto non era Massimo Volta. Quel signore che a un certo punto ha cominciato a saltare sul palco arringando la folla con un improvviso e inaspettato “chi non salta è un bolognese” non era un capo ultrà. Quel signore era Giorgio Lugaresi, il più carico per distacco delle oltre 8.000 persone che ieri sera hanno scelto lo stadio Manuzzi per festeggiare la promozione in A del Cesena.

Entusiasmo. Il presidente ha fatto gli onori di casa, chiudendo addirittura sul palco della band di Casadei a intonare “Romagna mia”, dopo aver guidato le celebrazioni sul palco con il presidente della Lega di B, Abodi, e al suo braccio destro Bedin. La serata, agile e azzeccata (dopo il flop del 2010 quando allo stadio si presentarono non più di 1.500 persone), è cominciata con un corposo antipasto: sul maxischermo in curva Ferrovia sono stati riproposti prima gli highlight della stagione, poi un collage di interviste a Bisoli, infine i 51 gol realizzati in questa stagione. Successivamente, dopo l’ingresso in campo dei ragazzi del settore giovanile (dai Pulcini ai Giovanissimi), ha preso la parola il presidente.

CaricA. Lugaresi ha spiazzato tutti. Per prima cosa, infatti, non ha salutato ma ha saltato, schizzando come una molla al grido di “chi non salta è un bolognese”. Tripudio. Poi ha cominciato con un filo di emozione: «Per prima cosa voglio ringraziare tutti i nostri tifosi, quelli presenti oggi e quelli presenti tutto l’anno. Siamo riusciti a toccare il sogno, abbiamo lavorato tanto, abbiamo costruito un gruppo di lavoro importante e ora siamo qua a festeggiare. Vorrei dire ancora grazie a quelle 12 persone che poco fa avete visto quassù per le foto. Sui giornali ci vado quasi sempre io, ma sono stati soprattutto loro a metterci l’anima e a dare tutto per non fare sparire il Cesena. Un segreto? Molti dei loro padri sono stati quelli che hanno salvato il Cesena per la prima volta, assieme a Dino Manuzzi. Siamo i loro figli, siamo venuti per salvare la squadra e ora siamo in A». Dalla società all’area tecnica: «Siamo riusciti a costruire un gruppo di lavoro straordinario: Rino Foschi, cesenate doc, un uomo che 10 anni fa piangeva assieme a me a Lumezzane, ha lasciato il Genoa per aiutare il Cesena. Con Valentini e Marin l’affiatamento è stato immediato e sono stati il nostro valore aggiunto». Infine l’annuncio: «Vi dico - urla Lugaresi - che abbiamo fatto il mister. Per salvarci abbiamo bisogno di un lavoratore, di una persona seria, di un uomo che ama e che piange per il Cesena. Per questo abbiamo scelto ancora Pierpaolo Bisoli: siamo molto felici che rimanga con noi, perché è l’uomo giusto».

Premiazione. Nell’ultima mezz’ora i protagonisti sono diventati i giocatori. Alle 21.06, infatti, è stato Andrea Rossini ad aprire la sfilata. Per diversi motivi il gruppo non era al completo (assenti Alhassan, Camporese, Galli, Coser, Capelli e Marilungo) ma i tifosi hanno comunque applaudito in modo particolare D’Alessandro, De Feudis, Volta, Renzetti e Cascione, al quale è stato chiesto a gran voce di restare. Ma l’applauso più fragoroso gli 8.000 del Manuzzi lo hanno regalato a Pierpaolo Bisoli, l’uomo più richiesto assieme a Foschi per le foto-ricordo dopo l’invasione finale.

Campo. E domani il Manuzzi chiude: sarà tolto tutto il tappeto e da giovedì si lavorerà alla sistemazione del terreno, sul quale sarà poi steso un nuovo manto di erba sintetica da parte della Limonta.

 

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