Alla fine del derby col Ravenna la contestazione: i tifosi del Rimini in sala stampa

Calcio

RIMINI. Finale di partita incandescente, la contestazione verbale scuote il Neri. Succede di tutto in sala stampa, nei primi 20 minuti i protagonisti sono i tifosi che fanno irruzione e impediscono a giocatori ed allenatore biancorosso di parlare. C’è una tregua solo per gli ospiti, i sostenitori biancorossi lasciano che parli prima Foschi, poi Esposito, criticano nell’ordine organi di informazione, giocatori e allenatore, quando arriva il turno dei giocatori di casa chiedono il silenzio stampa. I giornalisti presenti a loro volta chiedono il rispetto delle regole, che se silenzio stampa ci debba essere venga deciso dalla società, non dai tifosi e che venga comunicato. Ma il clima è fin troppo teso, fuori rumoreggiano minacciosi in 200 a detta degli steward. Alcuni tifosi entrano nuovamente in sala stampa per dire: «Il campionato non finisce».

In definitiva la tifoseria ha evidenziato il malcontento per la situazione attuale e così la società ha deciso di non far parlare i giocatori nella consueta conferenza. Un’insoddisfazione comunque già manifestata altre volte nel corso della stagione, al di là che si trattasse della gestione tecnica di Martini. La situazione però sta diventando sempre più difficile e adesso bisognerà tirare fuori la medicina giusta. Nella conferenza stampa di mercoledì scorso, la fiducia del presidente Grassi verso tecnico e squadra era di fatto incondizionata. I risultati però ultimamente sono impietosi.
E dire che le premesse per il derby della svolta c’erano tutte, con i tifosi della Est che con una coreografia semplice ma ad effetto hanno trascinato i biancorossi già all’ingresso in campo: bandierine bianche e rosse, con uno striscione che recitava “padroni della Riviera”. Poi, oltre a qualche sfottò verso i ravennati, è stato esposto un altro striscione proprio dedicato ai giallorossi: «Ravennate fai compassione. Gemellato con chi insulta la nostra regione» in riferimento al gemellaggio con il Bologna. 

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