La solitudine del Forlì: non più di 250 tifosi per una gara decisiva

Calcio

FORLÌ. Un segnale chiaro, inequivocabile di quello che la piazza pensa di questa squadra c’è già stato. È non è la contestazione per certi versi affettuosa e sempre contenuta in termini civili di una cinquantina di ammaliati del Forlì, il vero zoccolo duro, l’unico blocco granitico su cui può ancora contare la società.

Sono le tribune sempre più deserte del Morgagni la cartina al tornasole di un rapporto che è divenuto sempre più sfilacciato fra squadra e città. Appena 250 i tifosi su una città di 117 mila abitanti, a seguire e soffrire la sconfitta contro l’ultima della classe il Castelfidardo che ha maramaldeggiato su una squadra imberbe, senza grinta e senza cuore a cui neppure secondo cambio di panchina (Campedelli poi Protti e ancora Campedelli) ha saputo restituire un briciolo di orgoglio e di identità.

Solitudine

Neppure nel 2007, l’anno della fusione con lo Sporting in cui il Forlì ripartì dalla Promozione, c’era così poca gente. Nei 100 anni di storia del Forlì si sono susseguite pagine altalenanti, forse più tristezze che gioie, ma sempre vissute con uno spirito di appartenenza in cui l’identità rappresentava il primo valore. Adesso non è più così.

La misura è ampiamente colma ed il tifoso forlivese, per non assistere a pagine dequalificanti della propria storia, preferisce l’oblio. Che non è una fuga, ma un’assenza per non sembrare complice o per marcare la differenza all’interno di un atteggiamento vissuto non con lo spirito del disertore semmai dell’amante deluso. Ecco le tribune vuote del Morgagni sono la contestazione più fragorosa e polemica che si potesse avere. Il silenzio degli innocenti (i tifosi) che altro modo non hanno per manifestare con forza l’insoddisfazione latente per una stagione che partita sbandierando obiettivi e annunci sta frantumando pronostici e sogni .

«Il diritto di essere arrabbiati»

Il capitano Ivan Graziani, che ha il coraggio di metterci sempre la faccia nei momenti più tristi, si dimostra comprensivo: «I tifosi che oggi contestano sono coloro che ci hanno sempre sostenuto fino a ieri. Ma d’altra parte, perdendo in casa contro l’ultima in classifica, pensavamo forse di meritare un trattamento migliore? È un loro diritto essere arrabbiati e delusi, anche se noi alla fine della partita siamo comunque andati sotto la gradinata per ringraziarli».

Una serie di episodi durante la gara contro il Castelfidardo hanno dimostrato che non tutti i giocatori si sono calati nella parte con la medesima determinazione. Tocca a Graziani fornire spiegazioni. «Non tutti abbiamo le medesime caratteristiche. Chi come il sottoscritto ha sempre giocato in queste categorie, sa che l’agonismo non deve mai mancare in nessun istante, chi viene da campionati superiori forse non si è ancora adattato. L’esempio ci viene da squadre come il Castelfidardo, che hanno innegabilmente un livello tecnico inferiore al nostro, ma hanno grande cattiveria agonistica».

Fare quadrato

Orma il tempo stringe e non sono previsti corsi di recupero. Urge abituarsi in fretta. «Mancano nove partite alla fine - chiude Graziani - e siamo chiamati a tirare fuori tutto quello che possiamo dare. Non serve essere belli, ma pratici: facciamo quadrato e lottiamo per la maglia tirando una riga su quanto è successo fino ad ora. Nel momento in cui tutto è crollato ci restano solo due certezze, il lavoro sul campo ed il coltello tra i denti con cui dobbiamo entrare in campo da domenica a San Mauro».

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